Si è sbloccata in Parlamento Ue, finalmente, la Direttiva sul work-life balance sulla quale dal 2008 si stava discutendo e solo nel 2017 eravamo arrivati ad una proposta unificante poiché c’era una divergenza sostanziale sull’impostazione degli orientamenti per concedere congedi sia parentali che genitoriali uniformando così il trattamento per i 27 paesi aderenti alla Comunità. Il Parlamento il 4 Aprile ha varato e approvato orientamenti in una direttiva che stabilisce prescrizioni minime relative al congedo di parità,al congedo parentale e al congedo per prestatori di assistenza e a modalità flessibili per i lavoratori che sono genitori o prestatori di assistenza i cd caregivers.
La direttiva – Testo integrale -sul work-life balance è approvata in via definitiva ed entra in vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Gli stati membri hanno tre anni di tempo per adeguare le proprie legislazioni. Nella direttiva sulla parità di genere ed equilibrio tra attività professionale e vita familiare sono riaffermati ai principi 2 e 9 del pilastro europeo dei diritti sociali. La direttiva individua una combinazione di misure volte a ridurre le discriminazioni di genere in ambito famiglia/lavoro. Questi i principi fondamentali :
*congedo di maternità: misure non legislative volte a rafforzare l’applicazione della attuali norme a tutela delle lavoratrici madri ed il ricorso a soluzioni agevolative (compresi spazi e pause per allattamento); *congedo di paternità: introduzione di un diritto individuale di 10 giorni lavorativi, retribuiti almeno al livello del congedo per malattia; *congedo parentale: diritto a un utilizzo flessibile (tempo parziale, frammentato), quattro mesi di congedo non trasferibile tra i genitori, retribuzione di quattro mesi almeno al livello del congedo per malattia; *congedo per i prestatori di assistenza: introduzione di un diritto individuale di 5 giorni lavorativi all’anno, retribuiti almeno al livello del congedo per malattia; *modalità di lavoro flessibili: diritto per i genitori di bambini fino a 12 anni e per caregiver di chiedere flessibilità oraria, di calendario o di luogo di lavoro per un periodo di tempo determinato.
Attualmente in Italia il congedo di paternità obbligatorio è di cinque giorni, più uno facoltativo in sostituzione di quello della madre. Entro tre anni, dunque, il congedo di paternità dovrà adeguarsi ai nuovi requisiti minimi: almeno dieci giorni lavorativi, retribuzione minima pari all’indennità di malattia, utilizzo nel periodo di nascita del figlio (gli stati membri possono decidere se prevederlo interamente dopo la nascita o comprendere anche periodi antecedenti). Spetta anche al secondo genitore equivalente (nel caso di coppie omosessuali ) e deve essere concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia, come definito dal diritto nazionale. Le legislazioni nazionali potranno stabilire altri dettagli: frazionabilità, periodi alternati, tempo parziale. Novità anche in materia di congedo parentale: sale a due mesi il periodo minimo non trasferibile da un genitore all’altro, «al fine di incoraggiare i padri a fruire del congedo parentale, pur mantenendo il diritto di ciascun genitore ad almeno quattro mesi di congedo parentale».La direttiva propone di sancire anche il diritto a un utilizzo flessibile del congedo, la cui retribuzione è pari al almeno al livello del congedo per malattia. Infine, c’è una norma sui caregiver ( i famigliari che hanno cura dei propri congiunti), in base alla quale ogni lavoratore (uomo o donna) ha diritto ad almeno 5 giorni all’anno di permesso per assistere parenti o familiari malati. Nello specifico: un periodo di congedo dal lavoro in caso di malattia grave o di dipendenza di un familiare. Questa direttiva vuole realizzare una maggiore parità di genere e una migliore divisione delle responsabilità e ha l’obiettivo di sostenere le donne a entrare nel mercato del lavoro e raggiungere il loro pieno potenziale, mentre i padri avranno un ruolo più importante nell’educazione dei loro figli, va anche in aiuto dei familiari che si occupano di una generazione più anziana ed è positiva per gli uomini, le donne, le famiglie e l’economia. Sicuramente è un passo avanti che si è compiuto in seguito al ritiro della proposta della Commissione del 2008 di rivedere la direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (di seguito “la direttiva sul congedo di maternità”), la Commissione aveva annunciato l’intenzione di elaborare una nuova iniziativa con un approccio più ampio, che terrà conto degli sviluppi della società negli ultimi dieci anni ma poi la discussione soprattutto sulle risorse da investire (eravamo nel pieno della crisi economica) aveva bloccato la proposta. Ora finalmente abbiamo un orientamento che aiuterà i vari stati a procedere, investendo soprattutto sul welfare.
Alessandra Servidori