Nel suo intervento sul Diario del lavoro ( “Welfare aziendale e sanità pubblica, perché è indispensabile razionalizzare”) Giuliano Cazzola, nel rallegrarsi che in tema di welfare aziendale in CGIL l’aria sia cambiata dall’ormai lontano annus horribilis 1992, ripropone, in compagnia di molti altri, una ricetta che prevede l’introduzione di un secondo pilastro assicurativo nel nostro servizio nazionale
Ricordo che nel 1992 Giuliano Amato, con il citato articolo 9 del D.Lgs 502 “prevedeva, (si) la possibilità di sperimentare, nell’ambito del sistema sanitario, forme associate di utenti, confluenti in una mutua o in qualsivoglia analoga esperienza collettiva”, come giustamente ricorda Cazzola, ma subordinava tale opzione alla totale rinuncia da parte degli aderenti ad ogni copertura pubblica. Il Servizio Sanitario nella cui istituzione Berlinguer intravedeva elementi di socialismo reale, sarebbe dunque morto nella culla. Cosa che del resto avvenne senza ricorrere a forme di eutanasia legislativa perché come ricorda il più importante storico della medicina occidentale Giorgio Cosmacini, la grande riforma (L 833/1978) si trasformò ben presto in una “riforma negata” per l’insipienza e l’ostilità dei ministri della salute di quegli anni chiamati a realizzarla. (leggi tutta l’analisi)