Vito Vitale, segretario generale di Fistel Cisl, commenta per il Diario del Lavoro l’iniziativa promossa dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda di far rientrare in Italia una parte considerevole dei volumi di chiamata dei call center, che oggi si svolgono all’estero.
“Bisogna valutare positivamente la volontà messa in campo dal ministro Calenda di riportare sul territorio nazionale buona parte dell’attività dei call center, oggi delocalizzata. Una presa di posizione che va apprezzata ancor di più perché viene direttamente da un ministro della repubblica italiana, un qualcosa che di certo non capita sempre”, afferma Vitale.
“L’intento di Calenda – continua il sindacalista- è mettere intorno ad un tavolo i principali commettenti italiani che operano nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia, bancario, delle tv a pagamento e le multiutility, per cercare di ridurre il ricorso selvaggio alla delocalizzazione non solo in paesi al di fuori del perimetro europeo, come ad esempio l’Albania, ma anche verso realtà che fanno parte della comunità europea, come la Romania e la Polonia. L’iniziativa del ministro si muove anche nella direzione di valorizzare l’aspetto qualitativo dell’offerta dei call center, tutelando il minimo contrattuale, definito da accordi sindacali, per quanto riguarda il costo medio del lavoro su base oraria”.
E tuttavia, osserva Vitali, “se, da una parte, si deve apprezzare la buona volontà del ministro, dall’altra bisogna capire quanto questa iniziativa sarà in grado di portare i risultati sperati”. Innanzi tutto, avverte, “i principali oppositori devono essere individuati nelle grandi lobby: saranno loro le responsabili del possibile fallimento dell’azione di Calenda, poiché mirano ad una riduzione totale del costo del lavoro, scaricando sui più deboli le conseguenze di tutto questo meccanismo”.
“Riguardo ai detrattori della proposta del Mise – conclude Vitale – bisogna sottolineare come molte compagnie che fanno capo a Assocontact abbiano portato avanti imponenti piani di delocalizzazione, e come sia opportuno operare una razionalizzazione dei compensi al management, in un settore attraversato da profonde difficoltà economiche”. Infine, da Vitale, una critica anche all’interno del sindacato: “ la Cgil dovrebbe smettere criticare ogni iniziativa che non proviene dal proprio perimetro politico, così come non dovrebbe scaricare ogni responsabilità sul governo, anche per questioni nelle quali ha avuto un ruolo attivo, come il caso Almaviva”.