Un richiamo alla legalita’ e alla trasparenza, essenziali per riconquistare la fiducia del pubblico, e non solo quella dei mercati. La bacchettata arriva dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, in occasione dell’assemblea annuale dell’Abi. Visco ha parlato davanti a una platea di banchieri, ma non ha avuto esitazioni nel ricordare i recenti scandali del settore credito. I comportamenti di mala gestione, ha detto, “possono provocare forti perdite economiche e danni alla reputazione”. Dunque, ha proseguito il governatore, “il sistema finanziario deve riguadagnare la fiducia del pubblico”, ma per far questo “occorre limpidezza dei comportamenti e salvaguardia della legalità”.
Visco ha poi dichiarato che, sebbene la ripresa economica del Belpaese stenta ad affermarsi, le misure della Bce a sostegno del credito potranno portare a un beneficio del Pil italiano nell’ordine di un punto percentuale al 2016: “La liquidità che la Bce si appresta a erogare da qui al 2016, attraverso aste per concedere liquidità agli istituti vincolate alla concessione di prestiti, potrà comportare per le banche italiane un ammontare fino a 200 miliardi di euro”.
Prima che queste misure si dispieghino, però, ha precisato il governatore, occorre fronteggiare la crisi che, nell’area dell’euro, fa si che “la crescita sia ancora molto debole”, e che, in Italia, “la ripresa stenti ad affermarsi”.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, presente all’assemblea, è intervenuto proprio sulla crescita, definita “debole e incerta”, affermando: “Non ci sono scorciatoie. Per la crescita è necessaria una strategia a più piani. Una crescita più sostenuta è la via maestra per abbattere il debito pubblico dell’Italia, che comunque ha un grado di sostenibilità che rimane il più elevato fra i paesi avanzati. Inoltre gli investitori internazionali in questo momento sono molto interessati all’Italia e questa occasione per il Paese non va sprecata”.
Padoan ha infine riconosciuto che il Paese necessita di riformare pubblica amministrazione e giustizia, diversamente si “continueranno a subire costi intollerabili”, mentre per quanto riguarda la pressione fiscale, il ministro ha affermato, in risposta alle parole del presidente dell’Abi sulla necessità di ridurre le tasse, che: “Il governo andrà avanti con decisione nell’obiettivo di ridurre la pressione fiscale”.
Ma il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, difendendo la categoria, ha dichiarato: “Le banche italiane hanno sopportato, insieme alle imprese e alle famiglie, il peso della crisi che ha colpito l’Italia negli ultimi anni senza che lo Stato effettuasse salvataggi, come accaduto in altri paesi. Anzi, è stata addirittura accentuata la pressione fiscale sugli istituti di credito”.
Per il presidente, inoltre, le banche italiane sono ancora oggi gravate da “normative avverse” che ne penalizzano l’attività rispetto alle concorrenti europee, motivo per cui è necessario “un forte ripensamento” su questa materia da parte delle istituzioni. Senza una modifica della disciplina sul trattamento delle svalutazioni e delle perdite su crediti, sul costo del lavoro a fini Irap, sull’Iva di gruppo e sugli interessi passivi nella tassazione societaria Ires e Irap, cita tra le altre Patuelli, ci potrebbero essere “conseguenze gravissime e con effetti prolungati su tutto il mondo produttivo e su tutta la società italiana”.
Il presidente Abi, infine, ha richiamato le tematiche sollevate da Bankitalia in tema di riciclaggio, dichiarando: “Le banche italiane sono impegnate quotidianamente per la legalità in un paese eccessivamente abituato all’evasione fiscale e all’illegalità”. E in riferimento alla vicenda dell’arresto del banchiere esponente dell’Abi, Giovanni Berneschi, ha aggiunto: “Quando emergono e vengono giudiziariamente accertati casi di violazioni di leggi da parte di esponenti bancari, la nostra indignazione è ancora maggiore di quella che quotidianamente proviamo verso la troppo diffusa trasandatezza civile che caratterizza un’Italia che è troppo assuefatta ai casi quotidiani di corruzione, di evasione fiscale e di criminalità in genere che configurano una vera crisi dell’etica pubblica”.
F. P.