La rete internet, la robotica e complessi sistemi tecnologici di controllo e comunicazione determinano un capovolgimento dei processi produttivi ed organizzativi che da una dimensione esclusivamente reale si sposterà progressivamente in una dimensione virtuale. Cambieranno le competenze, le abilità ricercate, l’economia della conoscenza comporta innovazione e richiede sforzi necessari alla creazione di posti di lavoro di qualità.
Nella “fabbrica innovativa” muterà l’interazione tra l’uomo e le macchine, cambieranno i processi produttivi e con essi l’organizzazione del lavoro e il mercato del lavoro. Ci si troverà di fronte al progressivo sgretolamento del binomio salario-lavoro e con esso del concetto di rapporto di lavoro subordinato che non passerà indenne dalla trasformazione in atto. E’, quindi, opportuno tentare di individuarne le nuove presumibili caratteristiche in termini evolutivi. In questa delicata fase le parti sociali sono chiamate a mettere in atto un nuovo modello di relazioni industriali costruito attorno ad una bilateralità forte data dalla consapevolezza che al centro di tutto dovrà esserci la persona intesa come lavoratore altamente qualificato, multitasking, flessibile e in costante stato di transizioni occupazionale, di ruolo e mansione.
Uno nuovo modello di prestazione lavorativa non più incentrata attorno all’idea di luogo di lavoro, orario di lavoro e mansioni ripetitive, porta all’inevitabile conseguenza di ritenere superato anche l’attuale modello di contrattazione collettiva nazionale. Oggetto della contrattazione collettiva non potrà più essere soltanto il salario, la regolamentazione delle dinamiche del rapporto di lavoro dipendente e la tutela del lavoratore in termini di stabilità occupazionale ma l’attenzione si dovrà progressivamente spostaare su altri aspetti. La contrattazione collettiva dovrà fornire risposte concrete in termini di flessibilità, produttività, nuove mansioni e nuove forme di classificazione del personale, formazione, politiche attive del lavoro e welfare.
La contrattazione collettiva dovrà incentivare il ricorso alla formazione non solo quale fattore imprescindibile per affrontare il cambiamento ma anche come strumento di tutela del lavoratore dal rischio di fuoriuscita dal mercato del lavoro. La formazione quale strumento di costante adeguamento delle competenze, capace di garantire elevati standard di produttività e competitività aziendale. In tal senso la contrattazione collettiva dovrà caratterizzarsi per la capacità di contrattare non solo il salario ma anche la formazione e il welfare.
In tale prospettiva appare necessario operare il superamento della rigidità della contrattazione collettiva nazionale e sostenere il progressivo spostamento del baricentro della contrattazione a livello aziendale o territoriale. Soltanto la contrattazione di secondo livello potrà dare risposte concrete alle emergenti esigenze determinate dall’avvento delle nuove tecnologie e fornire risposte mirate in relazione alle specifiche esigenze produttive aziendali.
La contrattazione di secondo livello si configura, altresì, quale unico strumento per superare le forti differenziazioni territoriali e produttive che interessano il nostro paese e fornire risposte concrete non solo in termini di produttività ma anche di differente potere d’acquisto dei salari. Da quest’ultimo punto di visto potrebbe apparire prematuro, ma non impensabile, aprire il dibattito sulla necessità di consentire alla contrattazione di secondo livello di poter negoziare non solo il salario di produttività, ma anche i salari minimi che in tal modo potrebbero essere maggiormente in linea con il reale costo della vita delle specifiche aree geografiche o nei singoli contesti produttivi.
Le nuove logiche di produzione e i nuovi modelli di organizzazione del lavoro e di contrattazione collettiva, sempre più orientati verso il territorio, ci consentono di affermare con certezza che nei prossimi anni anche la rappresentatività sindacale dovrà misurarsi in tale ambito. La contrattazione di secondo livello e in modo particolare la contrattazione territoriale appare lo strumento più idoneo per sostenere le specificità delle piccole e piccolissime imprese che necessitano di essere maggiormente sostenute nella realizzazione di progetti comuni di innovazione.
La contrattazione decentrata perciò, è da considerare l’ambito ottimale nel quale individuare soluzioni condivise e focalizzate sulle effettive esigenze dell’aziende e dei suoi lavoratori, diventando un luogo sinergico in cui il lavoratore potrà avere voce ed essere effettivamente protagonista della negoziazione su tutto ciò che sarà necessario alla propria crescita sociale e professionale. Ciò implicherà perl’azienda la possibilità di avere un lavoratore responsabilmente protagonista del raggiungimento degli obiettivi aziendali, dinamico e consapevole dei cambiamenti richiesti dallo scenario competitivo.
Favorire il decentramento della contrattazione collettiva significa favorire uno stretto collegamento tra impresa e lavoratore, prerequisito necessario per contrattare in maniera “partecipata” il salario, la formazione e il welfare ma soprattutto per giungere ad obiettivi di produttività e competitività considerati prerequisiti indispensabili per il rilancio del nostro sistema produttivo.
Salvatore Vigorini