Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Fns Cisl, Massimo Vespia, in merito alla situazione dei vigili del fuoco. Per il segretario, il problema principale del Corpo è che servono più uomini e mezzi, non solo per gestire le emergenze dell’estate ma per gestire le situazioni ordinarie.
Vespia, qual è la situazione dei vigili del fuoco, soprattutto adesso che ci stiamo avvicinando al periodo estivo e conseguenti possibili incendi?
Chiariamo che non stiamo lamentando una incapacità operativa a causa degli incendi boschivi, che sicuramente ci impegnano molto durante l’estate. Tenga conto che non siamo solo noi impegnati su questo fronte, sono le Regioni che hanno in capo questa competenza e per affrontare gli incendi boschivi stipulano delle convenzioni con il Corpo Nazionale a livello regionale, per avere delle squadre in più per affrontare le emergenze. Ma il problema non sono gli incendi boschivi, è più grosso. C’è una carenza di uomini e mezzi a livello nazionale che mette a repentaglio la capacità operativa di gestire l’ordinario.
In che senso?
Non riusciamo a fare fronte agli interventi quotidiani, come l’incendio cassonetto, appartamento, alla fuga di gas, all’incidente stradale, al crollo statico, soccorso persona e altri interventi frequenti. Succede perché siamo sempre di meno a rimangono sempre meno automezzi. In questo periodo ci viene chiesto di fare di più attraverso queste convenzioni, ma nel frattempo dobbiamo gestire questi interventi ordinari. Per esempio, in questi giorni a Roma è non siamo riusciti ad arrivare in tempo con i mezzi adeguati.
Cioè mezzi adeguati?
Un incendio bosco o sterpaglia non si può affrontare con il mezzo classico, cioè i mezzi usati in città dotati di grandi autobotti o il Veicolo di soccorso APS (Auto Pompa Serbatoi), che servono per gli incendi appartamento o soccorso a persona. Bisogna avere degli automezzi adatti.
Un corpo dello stato in teoria è dotato di un piano ministeriale triennale di assunzioni, che valuta quanto personale e quanti mezzi servano e successivamente il ministero eroga le risorse necessarie al suo funzionamento ordinario.
In un mondo ideale dovrebbe funzionare così. Ma l’ultimo bando per le assunzioni prevede circa 300 vigili del fuoco su base nazionale. Anche se questa graduatoria rimanesse aperta per i prossimi 3 anni, se ne potranno assumere al massimo circa 2.000. Ma saremo sempre in difficoltà, perché anche se si assumono 1.000 vigili all’anno, 800 vanno in pensione.
Ma allora il piano non è stato rispettato?
Non proprio, hanno sottovalutato il lavoro dei vigili. La previsione che hanno fatto non è proporzionata alle reali esigenze. I vigili del fuoco non spengono solo il fuoco. Per fare un esempio, a Massa e Carrara c’è stata in poche ore una alluvione. Gli stessi vigili che assicurano il soccorso ordinario più gli incendi boschivi, hanno cambiato abiti e sono salito sopra i gommoni a salvare la gente dentro le macchine bloccate nei sottopassaggi, soccorrere le persone rinchiuse in casa, rimuovere i tetti divelti dal vento e dalla pioggia. Siamo pochi rispetto alla mole di lavoro che affrontiamo. Oppure prendiamo Rieti, con un comando e una sede centrale, con una utenza di 47.000 abitanti. Circa 10 anni fa aveva a disposizione per ogni turno 3 squadre di pompieri, 15 pompieri in tutto. Oggi, a causa di una mancata previsione tra coloro che vanno in pensione e coloro che vanno assunti, a Rieti ci sono 7-8 persone a turno. Questo comporta che se i colleghi vengono chiamati per gestire incidenti stradali con persone all’interno, devono sperare che contemporaneamente non ci sia un incendio appartamento, altrimenti devono decidere quale dei due casi rimandare oppure chiamare i colleghi di Terni, a loro volta manchevoli di personale e mezzi.
E in questi casi non potete chiedere sostegno per le emergenze ad altri Corpi dello Stato?
Bisogna capire che il Corpo Nazionale, rispetto agli altri corpi, ha dei compiti istituzionali unici: quello che facciamo noi non lo fanno altri. Per esempio, l’ordine pubblico può essere gestito sia dai carabinieri che dalla polizia o guardia di finanza. Il soccorso tecnico urgente, che è compito istituzionale dei vigili del fuoco, lo facciamo solo noi. La verità è che mancano 10.000 vigili del fuoco, con relativi automezzi.
Come siete arrivati a stimare queste carenze di personale e mezzi?
Noi facciamo vertenze continue, rappresentando i lavoratori ci parlano e ci dicono “guardate, per poter garantire il soccorso ordinario ci stanno mettendo in straordinario”. Insomma, si è arrivati a gestire l’ordinario con gli straordinari e questo implica un sovraccarico del lavoro dei colleghi, con un abbassamento della sicurezza degli operatori, dato che facendo turni non da 12 ore come previsto ma anche da 24 ore, si stancano fisicamente, non si è più lucidi e si rischia di farsi male.
Sulla sicurezza i vigili del fuoco come sono tutelati?
Abbiamo il problema delle malattie professionali dei vigili del fuoco, materia ancora del tutto sconosciuta dall’amministrazione. Mentre altre realtà europee sono su questo avanzatissime dal punto di vista delle conoscenze, la nostra amministrazione non sa, nel 2022, come, quando e perché quando ci si infortuna, ammala e come muore un vigile del fuoco. Noi non facciamo un lavoro dietro la scrivania, noi lavoriamo in altezza, fuori, alle intemperie.
Questa assenza di conoscenza del ministero come si manifesta nel contratto?
Noi abbiamo rivendicato, durante il rinnovo contrattuale, una maggiore sensibilità rispetto queste problematiche, perché sono moltissimi i colleghi che sia ammalano. Siamo senza copertura assicurativa, se un vigile si fa male durante un servizio è sostanzialmente abbandonato a sé stesso. Stiamo chiedendo di entrare all’interno dell’Inail. Oggi, quando un vigile si infortuna, deve anticipare le spese per ciò che si è fatto, e purtroppo è un problema noto da tempo.
Il ministero ha sottovalutato negli anni i numeri dei lavoratori e mezzi che realmente servirebbero ai vigili del fuoco. Come è possibile una simile “svista” in questi anni?
Bisogna essere anche realistici. Le assunzioni nei corpi dello Stato così come succede nella pubblica amministrazione, non vengono decisi a tavolino. Sicuramente viene fatto uno studio dall’amministrazione, c’è poi un organico teorico e uno reale che guarda la situazione complessiva, ma tutte le assunzioni dello Stato, che ricordo sono costi per lo Stato, passano attraverso la discussione della legge di stabilità. Noi puntualmente ogni anno rivendichiamo una maggiore attenzione nei confronti delle assunzioni, anche perché purtroppo siamo un Corpo con una media anagrafica molto alta di circa 50 anni. Per un tipo di lavoro come il nostro dovremmo essere al di sotto dei 30 anni. Questo è un altro segno che non vengono fatte assunzioni periodicamente.
In questi decenni possibile che nessuno abbia mai fatto fronte a questi problemi?
È capitato in passato che, rispetto le assunzioni previste, magari in determinati momenti storici, si sia pensato di assumere più persone, ma succede sporadicamente. I concorsi da noi non escono regolarmente come ad esempio per i carabinieri, polizia e finanza. Se si riuscisse a fare un concorso almeno annualmente, anche di poche unità, si arriverebbe nel tempo a pareggiare i conti; invece escono con una media di 7-8 anni, non c’è quindi una capacità di previsione. Se si continua in questo modo, rischiamo di andare verso una incapacità dal punto di vista operativo.
La situazione è critica.
Si, pensiamo a qualche tempo fa a Roma quando un cittadino ha denunciato i vigili del fuoco perché non arrivavano: questo è segno della disperazione. Si ricordano di noi quando succedono le disgrazie, tutti bravi a dire che siamo bravi, il corpo più amati dagli italiani e così via, ma quando chiediamo maggiori assunzioni e attenzione alle nostre problematiche legate alle malattie professionali ci girano le spalle.
Emanuele Ghiani