Oggi, venerdì 11 marzo, era il giorno in cui si doveva finalmente tornare a parlare di salario, cioè dell’argomento principale, nonché del più difficile, in questa trattativa per il nuovo contratto dei metalmeccanici che ha avuto avvio il 5 novembre dell’anno scorso. E di salario si è parlato, oltre che di congedi parentali e di appalti. Ma se ne è parlato solo quel tanto che ha consentito ai dirigenti dei tre maggiori sindacati della categoria – Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – di constatare che la proposta espressa in materia da Federmeccanica nel terzo incontro, quello del 22 dicembre, è rimasta invariata.
“Stiamo ancora al 22 dicembre”, ha detto laconicamente, a fine incontro, il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Non si sono mossi di un millimetro”, ha affermato Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, a proposito di quanto espresso dai rappresentanti delle imprese, nell’incontro odierno, in materia di retribuzioni. “Federmeccanica deve modificare le sue posizioni, specie per quanto riguarda il salario”, ha concluso Maurizio Landini, segretario generale della Fiom.
Oggi, venerdì 11 marzo, era il giorno in cui era stato messo in calendario il dodicesimo incontro di questo negoziato “anomalo”, come lo ha definito Palombella conversando con i cronisti presenti in Confindustria. Dodicesimo incontro, nonché ottavo e ultimo della serie a delegazioni ristrette che aveva preso avvio il 28 gennaio. Tale serie era stata ideata nella speranza che una simile successione di confronti, dedicati ad approfondire i diversi aspetti tematici di un negoziato ancora del tutto aperto, potesse facilitare la ricerca di punti di ragionevole incontro.
Ora il fatto è che in un mese e mezzo l’esplorazione delle due piattaforme sindacali, quella della Fiom e quella condivisa da Fim e Uilm, nonché della corposa proposta di Federmeccanica e Assistal, è stata fatta in lungo e in largo. Qua e là, ad esempio in materia di welfare contrattuale, dei progressi sono stati fatti. Ma sul nodo principale, quello del salario, cui si intreccia strettamente quello del ruolo del contratto nazionale, siamo fermi, come detto, alle posizioni di partenza. E ciò non piace ai sindacati che temono che la proposta di Federmeccanica, ove accolta, porti a un sostanziale azzeramento della funzione di autorità salariale del contratto nazionale, e finisca quindi per indebolire oltre misura il ruolo del contratto stesso.
Le uniche notizie uscite dall’incontro odierno non sono quindi relative a quanto detto dalle parti al tavolo del negoziato, ma a quanto comunicato dai sindacati a margine dell’incontro. Bentivogli ha infatti reso noto che nella serata di lunedì 14 marzo i tre segretari generali di Fim, Fiom e Uilm si vedranno per tentare di concordare una valutazione comune sull’andamento del negoziato. Un giudizio comune che, secondo Landini, dovrà servire per intraprendere poi un’azione comune.
Si tenga presente, infatti, che il vecchio calendario, quello messo a punto il 28 gennaio, prevedeva per martedì 15 marzo la ripresa del negoziato a delegazioni piene. In teoria, la data del 15 marzo avrebbe potuto essere quella in cui le parti sarebbero state in grado di affermare che si erano ormai create le condizioni per passare a una fase più stringente del negoziato. A questo punto, invece, appare abbastanza chiaro che, salvo ripensamenti, col 15 marzo si aprirà una fase che vedrà non solo il ritorno del conflitto, ma il ritorno di un conflitto progettato in termini unitari. L’idea, annunciata anche questa da Bentivogli, è infatti che, dopo otto anni, Fim, Fiom e Uilm possano tornare a indire una riunione unitaria delle loro tre segreterie nazionali. Ciò allo scopo di delineare un percorso che, prima attraverso riunioni delle strutture rappresentative e assemblee nei luoghi di lavoro, poi attraverso attivi a livello regionale o macroregionale, porti a una mobilitazione della categoria, che consenta di effettuare prime iniziative di lotta nel mese di aprile.
Imperturbabile Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica. Il quale, da un lato, ha ribadito di ritenere “equilibrata e sostenibile” la proposta salariale avanzata dell’associazione imprenditoriale e, dall’altra, di ritenere il confronto “un valore in sé” e di volerlo dunque continuare “con spirito costruttivo”.
Va anche ricordato che sull’incontro odierno è rimbalzata la voce secondo cui il Presidente di Federmeccanica, Storchi, quando è stato consultato dai Saggi rispetto alle candidature per il ruolo di prossimo presidente della Confindustria, abbia fatto il nome di Alberto Vacchi, ovvero di uno dei due candidati che sono rimasti in lizza. Ora, come è ampiamente noto, l’elezione del presidente che sostituirà Giorgio Squinzi è stata messa in calendario per giovedì 31 marzo. E’ dunque molto improbabile che Federmeccanica muti la sua posizione negoziale fino a che Confindustria non avrà definito il suo nuovo vertice.
Per adesso, dunque, appuntamento a martedì 15 marzo. Nonostante difficoltà sempre più evidenti, nessuna delle parti sembra intenzionata a prendersi la responsabilità di provocare una rottura esplicita del negoziato. Dopo la fase iniziale della trattativa, svoltasi tra novembre e dicembre dell’anno scorso, e dopo la serie – abbastanza inconcludente – degli incontri ravvicinati svoltisi tra febbraio e marzo di quest’anno, la cosa più probabile è che, dalla settimana prossima, si avvii una terza fase in cui, secondo un’antica tradizione, iniziative di lotta e appuntamenti negoziali tornino a svolgersi in parallelo.
@Fernando Liuzzi