I sindacati di categoria si sono incontrati al tavolo convocato ieri dal ministro Adolfo Urso (Imprese e made in Italy) sul piano di riorganizzazione annunciato da Eni in relazione al ruolo della controllata Versalis. L`azienda ha confermato la volontà di procedere alla ristrutturazione delle attività, con la chiusura degli ultimi due impianti di cracking, a Priolo e Brindisi, che producono i prodotti della chimica di base in Italia. Per Cgil e Filctem Cgil questa chiusura dopo quelle avvenute negli ultimi anni a Porto Torres, Gela e Porto Marghera, “oltre a comportare la perdita a cascata di migliaia di posti di lavoro, significa porre fine alla produzione di questi prodotti, fondamentali poiché l`80% di essi viene utilizzato da tutti gli altri settori industriali del nostro Paese. Eni è un`azienda partecipata dallo Stato con una quota rilevante, non può comportarsi come un qualsiasi fondo finanziario che agisce solamente per aumentare la profittabilità degli investitori. Il Governo impedisca questo scempio”.
“Le produzioni chimiche nel nostro Paese – sottolineano i sindacati Cgil e Filctem Cgil in una nota congiunta – hanno la necessità di mantenere una loro forte integrazione e questo piano rischia di mettere in discussione tutti gli altri stabilimenti come Ferrara, Mantova, Ravenna, causando un effetto domino di portata devastante dal punto di vista industriale e sociale, che riguarderebbe, tra occupati diretti e indotto, oltre 20.000 persone. Urso sbaglia a ritenere positiva la riconversione annunciata dall`azienda. Eni si limiterà svolgere di fatto la funzione di intermediario sull`acquisto dei prodotti della chimica di base, non potendo agire per soddisfare i bisogni nazionali. Esattamente come già avvenuto durante il periodo della pandemia. Chiederemo al Governo, al tavolo per la chimica convocato per il 5 dicembre, di intervenire urgentemente sui veri problemi che riguardano l`intero tessuto industriale, a partire dal tema centrale del costo sproporzionato dell`energia”.
Per la Segretaria Generale Femca Cisl Nora Garofalo, presente al tavolo, servono garanzie da parte dell’azienda: “Affrontiamo la transizione e apriamoci ai cambiamenti tecnologici, ma vogliamo garanzie sul futuro. Dobbiamo avere certezze sugli investimenti di Eni e sulla loro tempistica, compresi gli switch tra ciò che è e ciò che sarà e sui livelli occupazionali, sia per il diretto che per l’indotto. Abbiamo bisogno di capire le sorti di Ragusa, che non può perdere la sua vocazione industriale. Sull’intera riconversione Versalis chiediamo garanzie istituzionali da parte del Governo”.
Nel corso della riunione è stato deciso di aprire un Tavolo tecnico per la Puglia (Brindisi) e un altro per la Sicilia (Priolo e Ragusa), le Regioni maggiormente coinvolte nell’operazione. I due momenti di confronto, che si svolgeranno comunque al Mimit, troveranno una sintesi finale con un protocollo che preveda la bollinatura istituzionale del Governo e delle Regioni coinvolte.
Giuseppe Ricci, Chief Operating Officer Industrial Transformation di Eni, ha illustrato il piano e parlato di una crisi della Chimica di base strutturale e irreversibile, principalmente legata ai costi della materia prima e dell’energia. La decisione di Eni è di andare verso mercati più profittevoli dell’etilene e il polietilene, produzioni in perdita costante che rischiano di infettare la filiera a valle. I punti chiave della proposta riguardano: la Sostenibilità ambientale, con un risparmio di CO2 superiore a 1 Mton sul perimetro Italia; nuovi investimenti per 2 miliardi di euro; il mantenimento degli attuali livelli occupazionali senza ricorso ad alcun ammortizzatore sociale; l’impegno di completare tutti i progetti entro il 2029.
“Versalis ha perso 7 miliardi in 15 anni, 3 negli ultimi 5 – ricorda Nora Garofalo – oggi ne mette 2 su questa riconversione. Entriamo nel dettaglio di ogni singolo sito, ma non possiamo rischiare che Eni ritiri l’investimento per scelte che hanno logiche passate e poco lungimiranti. Guardiamo con interesse alla trasformazione di Priolo, con la costruzione di una bioraffineria e di un impianto di riciclo chimico. A Brindisi invece la prospettiva è di una filiera di batterie non destinate alle auto, ma accumuli stazionari a supporto delle energie rinnovabili, una produzione che incontrerebbe una prospettiva di mercato ampio e duraturo. È chiaro che ogni trasformazione andrà calata in ciascun sito produttivo, per non lasciare a terra nessuno, neppure nella filiera collegata o nell’indotto. Ci confronteremo con Eni e con il Governo, sito per sito, tavolo per tavolo, perché il protocollo condiviso incida sulla certezza degli investimenti, sugli iter organizzativi, sulla trasformazione degli impianti e sulla loro gestione, ma soprattutto sul tessuto produttivo di territori che non possono permettersi di perdere la loro radice industriale. Chiediamo inoltre a Eni di completare questo protocollo con gli interventi di efficientamento e miglioramento annunciati per tutti gli altri siti di Versalis in Italia”.
Infine per Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec nazionale, rivolgendosi al ministro: “Vorremmo capire l’atteggiamento che il governo porrà in essere rispetto al piano di riconversione presentato da Versalis che avrà ricadute importanti sulla filiera della chimica di base del paese. La chimica di base è strategica per il Paese- ha sottolineato Piras- lo ha dichiarato il governo e noi ne abbiamo consapevolezza, ma la trasformazione prospettata dalla società del gruppo Eni potrebbe modificare le ricadute sulle realtà produttive collegate e la sostenibilità stessa della filiera”. Carlo Perrucci, segretario della Uiltec Brindisi, parla di “incontro interlocutorio”. “Non abbiamo capito per la verità – afferma Perrucci – la posizione del governo che ha in un primo momento dichiarato la strategicità della chimica di base, e contestualmente il compiacimento al Piano di Versalis. Questo aspetto verrà approfondito il 5 dicembre, sul tavolo della chimica”.
E.G.