Michele Vannini, segretario nazionale della Fp-Cgil, in questa intervista al Diario del lavoro, commenta la decisione del governo Meloni di reintegrare il personale sanitario non vaccinato con il covid. Per poter convivere il più serenamente possibile con il virus, spiega Vannini, bisogna guardare alla scienza e ribadire l’importanza de vaccini. Per sostenere la sanità pubblica servono risorse per il fondo sanitario nazionale. Richiamare in servizio questo personale non serve a nulla.
Il reintegro del personale sanitario no vax è stato giustificato dal governo Meloni per porre rimedio alle carenze del Sistema sanitario Nazionale. Quali sono, effettivamente, i benefici?
I benefici per il sistema sanitario sono praticamente nulli. Stiamo parlando di numeri molto piccoli, che di certo non risolvono le carenze della nostra sanità. C’è poi anche il tema del collocamento del personale reintegrato. Ad esempio molti sono odontoiatri, e penso che non vengano messi nelle corsie. Inoltre bisogna anche salvaguardare i pazienti dalla decisione di non vaccinarsi presa da questi operatori. Insomma se il ministro Schillaci vuole arginare il fenomeno dei medici stranieri o del personale chiamato a gettoni deve seguire un’altra strada.
Come valuta, dal punto di vista politico, questa decisione?
Nella conferenza stampa la premier Meloni ha voluto dare un cambio di rotta, dicendo che se tutte le decisioni dai precedenti governi per contrastare il covid erano state prese sulla base di motivazioni ideologiche, quelle di questa maggioranza, invece, seguiranno la scienza. In questo provvedimento non vedo la scienza. I primi passi di questo esecutivo, come spiega molto bene il segretario generale Landini, sono fortemente ideologici e identitari.
Teme per la gestione della pandemia?
L’avvio non è certamente dei migliori, ma dobbiamo dare tempo al nuovo governo e giudicarlo sulla base di un numero maggiore di provvedimenti. Il dieto front rispetto alla decisione di togliere l’obbligo delle mascherine negli ospedali e nelle residenze per anziani è una scelta giusta. Nessuno di noi può dire che il covid sia ormai definitivamente alle spalle. Ancora, è molto importante guardare e seguire le verità scientifiche e non essere opachi su alcuni punti. Se oggi possiamo conviver con una certa tranquillità con il virus è grazie ai vaccini e al corretto uso delle mascherine.
Cosa si deve fare, veramente, per potenziare la sanità pubblica?
Lo slogan della manifestazione unitaria dello scorso 29 ottobre è stato “sanità, se non la curi non ti cura”. Negli anni passati la politica non si è presa cura della nostra sanità. È importante dare nuove risorse al Fondo sanitario nazionale, che dal 2008 al 2018 ha visto tagli per 36 miliardi di euro. In questo modo si potrebbe assumere il personale precario e aumentare il numero dei posti letto. Noi proponiamo anche di sospendere il numero chiuso all’università per alcuni anni. Quello che ci deve far preoccupare è che nella Nadef dello scorso aprile il governo Draghi aveva previsto una nuova flessione degli stanziamenti per la sanità pubblica a partire dal 2025. Con il governo Conte bis si era invertita questa tendenza, con un piano di finanziamento per il triennio 2022-2024 da 2 miliardi all’anno. In prospettiva si rischia di ritornare sotto il 6%, nel rapporto tra il Pil e la spesa per la sanità, che l’Organizzazione mondiale della sanità individua come la soglia che ogni stato dovrebbe rispettare per garantire ai propri cittadini un sistema di cura dignitoso.
Tommaso Nutarelli