Il Piano Triennale del Lavoro presentato dal Ministro Sacconi rappresenta un passaggio rilevante per dare al tema dell’occupazione la necessaria centralità nell’agenda politica, oltre che sociale ed economica del nostro Paese in un momento in cui grande è il disorientamento e la politica “delle parole vuote” sembra prevalere su tutto.
Ripartire dal lavoro e dallo sviluppo come baricentro di un’economia qualitativa e competitiva e di una società attiva diventa quindi un progetto per il futuro prossimo, che non si fa schiacciare da un presente problematico ma vuol costruire, a partire dalle attuali difficoltà una prospettiva positiva per le persone e le comunità.
La Cisl riconosce in questo progetto linee particolarmente feconde per una forte innovazione dei rapporti sociali, per una compiuta declinazione della riforma della contrattazione, per l’avanzamento della partecipazione dei lavoratori nelle imprese, per una sussidiarietà sociale incardinata in una bilateralità evoluta e dinamica.
L’azione della Cisl sarà particolarmente attenta a sviluppare tutte le potenzialità che il Piano Triennale del Lavoro contiene, a partire dalla prima necessità: costruire per l’occupazione una strategia di uscita dalla crisi economica.
Nel corso della crisi, in tutta l’area euro, sono state molte forti le ricadute negative sull’occupazione.
Su forte impulso sindacale, in Italia la politica, attraverso l’estensione degli ammortizzatori sociali in deroga, ha favorito l’obiettivo di mantenere il legame tra lavoratori e aziende, anche per evitare il depauperamento delle competenze professionali nel corso della fase di inattività .
Questo ha mantenuto il tasso di disoccupazione complessivo al di sotto dei livelli europei, ma nonostante questo ci sono oggi quasi un milione di lavoratori in meno rispetto all’inizio della crisi: metà di questi sono ancora all’interno delle aziende, grazie alla cassa integrazione, l’altra metà ad ingrossare le file della disoccupazione.
In tutto il paese è cresciuta, quindi, la disoccupazione e in termini relativi in misura maggiore nel Mezzogiorno, dove si somma alla caduta della stessa ricerca di lavoro da parte dei giovani, delle donne e dei lavoratori meno qualificati,. Per i giovani, che vedono salire il loro tasso di disoccupazione quasi al 27 %, ha giocato la maggiore incidenza dei rapporti di lavoro temporanei.
Con i primi segnali di ripresa le imprese tendono, innanzitutto, a riassorbire la manodopera in cassa integrazione poco utilizzata durante la fase acuta della crisi, ma il livello elevato su cui si sono attestate le ore di cassa integrazione fa intravedere rischi di un aumento della disoccupazione per coloro che sono dotati di qualifiche basse o di professionalità specifiche e quindi non facilmente reimpiegabili.
Per di più la ripresa si sta presentando ancora più debole e discontinua e quindi le conseguenze della crisi sul mercato del lavoro continueranno ancora nei mesi a venire.
Il Piano triennale per il lavoro, dovrà innanzitutto, quindi, essere declinato nel breve periodo con un impegno immediato per l’occupazione in due direzioni:
1. Proroga di tutta la normativa anti-crisi, in scadenza a fine 2010, in particolare degli ammortizzatori sociali in deroga, e rafforzamento dei contratti di solidarietà, che presentano potenzialità ancora inespresse come strumento di ritorno graduale al pieno regime produttivo. A questo proposito è necessario istituire al più presto una task-force per L’occupazione , coordinata dai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per dare uno sbocco alle centinaia di crisi aziendali e territoriali in chiave di rilancio produttivo e salvaguardia dell’occupazione.
2. Finalizzazione di una quota delle risorse disponibili ad incentivare le nuove assunzioni. A tal fine devono innanzitutto decollare le politiche attive del lavoro con la piena attuazione dell’Accordo sulla Formazione, che necessita del pieno funzionamento dell’unità operativa per la raccolta dei fabbisogni di occupazione da parte delle aziende e di un maggiore coordinamento tra centri per l’impiego e agenzie del lavoro accreditate. Va potenziato e incentivato con sgravi contributivi l’apprendistato come “contratto di primo lavoro”, tramite un accordo quadro tra le parti sociali volto soprattutto alla facilitazione della parte formativa; va rilanciato il part-time in chiave occupazionale, per favorire le assunzioni soprattutto delle donne, assecondando in particolare le dinamiche del terziario.. Per il Sud va introdotto il credito d’imposta per le nuove assunzioni e per gli investimenti, promuovendo la crescita di settori ad alta potenzialità di occupazione e contrastando anche per questa via la grave anomalia dell’economia sommersa e del lavoro nero. Infine tutte queste misure e le azioni di incontro domanda/offerta dovranno indirizzarsi particolarmente verso le figure professionali di difficile reperimento che, secondo il Rapporto Excelsior 2010, saranno oltre 147.000, e riguarderanno sia professionalità a più alto profilo (dirigenti, figure che esercitano professioni intellettuali, scientifiche e di alta specializzazione, operai specializzati), sia figure di livello medio-basso. Grande attenzione dovrà pure essere rivolta verso i nuovi bacini di impiego, a partire dalle innovative aree di “occupazione verde” (green jobs) e dal lavoro di cura per le famiglie. Su quest’ultimo tema la Cisl chiede un Progetto specifico per coniugare l’esigenza di una qualificazione del lavoro di cura con la necessità far emergere la gran quantità di lavoro nero,, utilizzando anche la leva dell’esenzione fiscale alle famiglie che ricorrono al lavoro di cura regolare e professionalmente riconosciuto.
Girogio Santini