Chissà se a qualcuno, dopo la vergognosa e tragica morte di Satnam Singh a Latina è tornato in mente il famoso romanzo di Steinbeck “Uomini e Topi”, che racconta appunto delle vicissitudini degli operai agricoli assunti a giornata negli Stati Uniti, durante la grande crisi economica degli anni ’30?
Se non l’avete letto ve lo consiglio vivamente. Lo trovereste di grandissima attualità.
La cosa più sconfortante, dopo quanto è avvenuto, è stato il coro, ipocrita e del tutto scontato delle autorità che si sono messe in fila per condannare “il caporalato” come se questo fenomeno non fosse noto e diffuso da troppo tempo.
Aggiungo, tanto per chiarire, che sui giornali veniva comunicato, con grande stupore, che la paga oraria era di 4 euro!!! (non quella contrattuale, ma quella pagata in nero!) Magari dopo l’approvazione del salario minimo tutto questo non avverrà più (sic!).
Ovviamente la prima osservazione, molto acuta, è che mancano gli ispettori del lavoro; ma và?!
Sentire la responsabile del Ministero del Lavoro inanellare delle frasi di circostanza, senza neppure uno straccio di proposte concrete, è stata davvero una cosa avvilente.
Neppure i media si sono sottratti alla solita retorica, evitando lo sforzo di una riflessione che vada oltre la rituale e ormai stancante denuncia di quello che ormai è un “sistema” diffuso, noto a tutti, soprattutto in specifici raccolti e aree territoriali, evidente anche ai ciechi, che vede periodicamente le nostre campagne invase da “irregolari” costretti in condizioni sub umane a offrirsi ai “caporali”, per lavori a giornata assolutamente pagati in nero.
Pensate che nessuno sappia dove si reclutano gli “schiavi”.
Fate un giro per le strade di Latina e dintorni la mattina alle sei e lo scoprite senza alcun sforzo.
Pensate che un sistema così diffuso possa prosperare senza la connivenza o il disinteresse di ampi strati della popolazione e delle autorità locale?
Insomma meno piagnistei e più azione. Magari si potrebbe iniziare con la convocazione presso il Prefetto (non è il rappresentante del Governo nazionale?) dei soggetti: associazioni di categoria, sindacati, aziende della trasformazione per implementare azioni concrete in grado di ridurre questa piaga inumana. Si potrebbe, per esempio, anche solo incrociare i dati esistenti delle varie aziende agricole per scoprire la discrasia esistente tra quantità di prodotti raccolti e numero di lavoratori regolarmente denunciati come manodopera
Quanto agli ispettori…parliamoci chiaro, le lamentele servono a poco, magari qualche investimento e anche “trasferimento” da attività ormai obsolete si potrebbe fare. Ma questo richiederebbe che si mettesse mano anche alla struttura del Ministero del Lavoro, a quella delle Direzioni Provinciali, alla stessa struttura INAIL sul territorio, che nessun Ministro finora ha voluto fare.
Inoltre quando si metterà mano alla normativa che consente di percepire la disoccupazione agricola dopo 101 giorni di lavoro e che, fuori dall’ipocrisia, spinge molti “datori di lavoro” e lavoratori a chiedere questa prestazione per poi continuare a lavorare in nero? Purtroppo questo è il mondo reale dietro il dramma di Latina!
Infine la “Giustizia” o meglio un sistema giudiziario che ha consentito ad un “imprenditore” di rimanere sotto inchiesta per cinque anni con l’accusa di “caporalato” e di continuare ad agire indisturbato, davvero non ha nulla di cui rimproverarsi?
Luigi Marelli