E’ stato firmato oggi il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici della piccola industria. La cosa singolare di questo rinnovo è l’inedita coppia dei firmatari. Da un lato, l’Unionmeccanica, cioè l’organizzazione di categoria delle imprese associate alla Confapi (Confederazione della piccola industria). E fin qui, niente di strano. Ma il punto è che dall’altra parte del tavolo sedeva la sola Fiom-Cgil. Il 1° ottobre, infatti, gli altri due maggiori sindacati della categoria, Fim-Cisl e Uilm-Uil, hanno siglato un altro contratto nazionale avendo per controparte Confimi, la nuova confederazione dell’industria minore nata in contrapposizione alla stessa Confapi. Siamo quindi in presenza di due intese, per così dire, doppiamente separate.
La firma di oggi costituisce il punto d’approdo formale di una vicenda originatasi nell’estate di quest’anno. Il 29 luglio, una prima rottura si era realizzata al culmine della trattativa tra i sindacati della categoria e l’Unionmeccanica-Confapi. In quell’occasione, contrariamente a quanto ripetutamente accaduto al tavolo con Federmeccanica, l’organizzazione delle imprese metalmeccaniche iscritte a Confindustria, un’intesa fu firmata dalla stessa Unionmeccanica solo conla Fiom, mentre Fim e Uilm si ritiravano dalla trattativa.
Nel corso del mese di settembre,la Fiomha poi svolto una consultazione nelle imprese interessate. Consultazione che, secondo quanto dichiarato oggi da Michela Spera, la segretaria nazionale Fiom responsabile dell’Ufficio sindacale, avrebbe coinvolto “1.741 imprese, per un totale di 70.934 dipendenti”. Più in dettaglio, secondo la stessa Spera, i votanti “sono stati38.522”. Di questi, “hanno espresso un voto favorevole all’ipotesi di accordo 36.446 lavoratori”, pari al 96,02% dei votanti. I no sono invece stati 1.510, e 522 le schede bianche. Avendo incassato un consenso così netto, la delegazione Fiom ha oggi potuto trasformare la sigla provvisoria del 29 luglio in una firma definitiva. D’altra parte, sottolinea Spera, il voto “certificato, per la prima volta, era considerato anche dalla controparte come condizione essenziale per la firma dell’accordo”.
Nella sua dichiarazione, Spera ricorda anche che il nuovo contratto “prevede un aumento medio a regime di 131 euro, più altri 5 per gli istituti bilaterali. Inoltre, ai lavoratori non coperti da contrattazione aziendale verranno corrisposti 485 euro di elemento perequativo”.
Per porre in luce ciò che, a giudizio della Fiom, rende questa intesa diversa e migliore rispetto a quella vigente fra Fim, Uilm e Federmeccanica (non firmata dalla Fiom), Spera sottolinea tre punti. Primo: “Riguardo all’orario di lavoro, rimane la centralità del ruolo contrattuale delle Rsu”. Secondo: “Rimane il pagamento dei primi tre giorni di malattia”. Terzo: “Sono escluse le deroghe agli aumenti contrattuali”.
All’opposto, il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, commentando l’intesa raggiunta il 1° ottobre con Confimi, aveva sottolineato, riguardo al trattamento di malattia, che la nuova normativa ivi definita assicura “una maggior tutela delle malattie lunghe, con meccanismi di contrasto agli abusi ripetuti”. Tra gli aspetti positivi del contratto Confimi, Palombella ha anche richiamato “l’istituzione di un sistema di assistenza sanitaria integrativa” e norme che assicurano “un migliore utilizzo degli impianti e una maggior flessibilità degli orari”, contemperati, peraltro, con “le esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici”.