Raffaella Vitulano
L’esposizione ai rischi fisici sul posto di lavoro, l’intensificazione del lavoro ed il lavoro flessibile sono tuttora una fonte primaria di problemi di salute per i lavoratori dell’Unione europea. Nel 2000, su una popolazione attiva dell’UE di 159 milioni di persone, i lavoratori dipendenti rappresentavano l’83% ed i lavoratori autonomi il 17%. Nel 2000 la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro ha svolto la sua terza indagine europea sulle condizioni di lavoro (le due precedenti risalgono al 1990 ed al 1995). In totale, sono stati intervistati 21.500 lavoratori, sia dipendenti che autonomi, in tutti gli Stati membri. L’indagine ha rivelato che, nell’arco dei dieci anni intercorsi dal momento in cui è stata realizzata la prima indagine sulle condizioni di lavoro, non sono intervenuti miglioramenti significativi nei fattori di rischio o nelle condizioni complessive del lavoro. L’indagine del 2000 fornisce un panorama delle condizioni di lavoro nell’UE, sottolineando le linee di tendenza ed identificando i principali aspetti e mutamenti avvenuti sul lavoro.
Principali risultati
- I più comuni problemi di salute legati al lavoro sono:
- il mal di schiena (segnalato dal 33% degli intervistati);
- lo stress (28%);
- i dolori muscolari al collo ed alle spalle (23%)
- l’affaticamento complessivo (23%).
- C’è un rapporto diretto tra precarie condizioni di salute e avverse condizioni di lavoro derivanti in particolare dalla ripetitività e da un livello elevato di intensità del lavoro.
- Rimane prevalente l’esposizione ai rischi fisici (rumore, vibrazioni, sostanze pericolose, caldo, freddo, ecc.) e ad ambienti mal progettati (trasporto di carichi pesanti e posture scomode).
- Il lavoro sta diventando sempre più intenso: oltre il 50% dei lavoratori lavora a ritmi elevati o in tempi stretti per almeno un quarto del proprio tempo di lavoro.
- Il controllo sul proprio lavoro non è aumentato in maniera significativa: un terzo dei lavoratori sostiene di avere uno scarso o nessun controllo sul proprio lavoro, mentre soltanto tre lavoratori su cinque sono liberi di decidere quando prendere le ferie.
- La natura del lavoro sta cambiando: dipende sempre meno dai macchinari e dagli obiettivi di produzione e sempre più dalla domanda dei clienti.
- Aumenta il numero delle persone che utilizzano il computer: dal 39% (1995) al 41% nel 2000.
- La flessibilità è diffusa in tutti gli aspetti del lavoro: tempo di lavoro (‘lavoro 24 ore su 24’ e part-time); organizzazione del lavoro (pluricompetenze, lavori di gruppo e responsabilizzazione); condizione occupazionale (il 18% di tutti i lavoratori dipendenti lavora con contratti che non sono a tempo indeterminato).
- I lavoratori precari (i lavoratori con contratti a termine ed i lavoratori interinali) continuano a segnalare una maggiore esposizione al rischio rispetto ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato.
- Prevale la segregazione e la discriminazione dei sessi – in entrambi i casi a tutto svantaggio delle donne.
- La violenza, le molestie sessuali e le intimidazioni restano una caratteristica del posto di lavoro: dal 4% al 15% dei lavoratori in vari paesi segnalano di essere stati soggetti ad intimidazioni.