La grande paura è passata. Pomigliano d’Arco avrà il suo investimento. Sergio Marchionne si è incontrato con i sindacati che avevano firmato l’accordo, la Cisl, la Uil e il Fismic, e ha assicurato che l’investimento si farà nei tempi previsti. Merito di Raffaele Bonanni, il segretario generale della Cisl, che sembra si sia dato molto da fare in questi giorni perché la Fiat non tornasse sulle sue decisioni, ottenendo così un risultato positivo per tutti.
Per tutti, ma soprattutto per i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano che possono tirare un sospiro di sollievo. Sarebbe stato durissimo per loro subire un ripensamento da parte della Fiat, perché senza dubbio in questo caso lo stabilimento sarebbe decaduto con conseguente perdita di molti posti dl lavoro e alternative produttive in Campania e specialmente in provincia di Napoli non se ne vedono all’orizzonte. Stremati da mesi di cassa integrazione, costretti nelle mani dell’usura, senza prospettive di sorta, non si sarebbero ripresi.
Invece si gira pagina e si procede all’attuazione dell’accordo. Resta il fatto che la Fiat aveva chiesto la piena gestibilità dello stabilimento e il risultato del referendum, con quel 38% di no, non lo assicura per intero. Ma l’accordo si attuerà, nella parte che interessa i lavoratori, solo quando l’impianto comincerà a girare a pieno ritmo, ossia tra due anni. E in questo lungo tempo ci sarà, o almeno si spera, modo per mettere tante cose a posto.
Giustamente la Fiat ha convocato solo i sindacati che avevano firmato l’accordo separato, perché quelli sono i suoi interlocutori al momento. Ma in questi mesi ci sarà tutto il tempo per rimettere le cose a posto e cercare non forse la firma della Fiom su quell’accordo, ma certamente un modus vivendi che consenta allo stabilimento di andare a pieno ritmo.
Perché le colpe del mancato accordo vanno ripartite come è giusto. Tra tutti coloro che non si sono comportati come avrebbero dovuto in questa strana vertenza, per chi si è mosso a sproposito e anche per chi se ne è tenuto da parte come se la cosa non lo riguardasse. La Fiom ha le sue colpe, ma certo non è un mostro antisindacale come pure alcuni vorrebbero descriverla. In questi mesi ha raggiunto tanti accordi con molte aziende per salvaguardare i posti di lavoro che vacillavano dimostrando comprensione per i problemi di quelle aziende e certamente saprà trovare la strada per riaprire un dialogo anche con la Fiat. Una vertenza in fin dei conti mal gestita dall’inizio, quando Maurizio Landini si è trovato catapultato al vertice della Fiom proprio mentre scattava la fase finale e più delicata della trattativa, senza avere esperienza alcuna del settore auto. Adesso ci sono molti mesi davanti e tutta la vicenda sarà ripensata dall’inizio. E certamente avrà il suo peso anche il fatto che tra pochi mesi ci sarà il cambio al vertice della Cgil, un evento che segnerà sicuramente un passaggio importante per questa confederazione e tutto il sindacato.
Massimo Mascini