Una trentina d’anni fa il biologo Ernst Mayr pose questa domanda. “E’ meglio essere intelligenti o stupidi?”. Il quesito nasceva dall’osservazione che la Terra ha avuto cinquanta miliardi di specie e nell’analizzare le cause del loro sviluppo lo studioso rilevava una straordinaria regolarità tra di esse. Tale da concludere che appena si alza il livello di quella che noi chiamiamo intelligenza, il successo biologico diminuisce. Per questo non ci sono molti mammiferi né molte scimmie. A differenza dei batteri, che mutano velocemente, o degli scarabei, che hanno un nascondiglio fisso e restano lì qualunque cosa accada. L’uomo costituisce un caso a parte che però confermerebbe la teoria, in quanto destinato a scomparire nel volgere di poco tempo obnubilato dal proprio delirio di onnipotenza.
Noam Chomsky ha riportato questa teoria, facendone il filo conduttore, nel suo pamphlet “Verso il precipizio”. Era il 2018. Il grande linguista accusava, dati alla mano, il sistema capitalistico e la massimizzazione dei profitti di essere i responsabili di un’imminente catastrofe. Anzi, si meravigliava che fossimo arrivati così lontano. Nel 1947, ricordava, nacque l’orologio dell’Apocalisse e le lancette vennero messe a sette minuti dalla mezzanotte. Ora, ammoniva, siamo a due minuti e mezzo. Quattro anni dopo il suo inascoltato grido d’allarme, mancano meno di cento secondi. La pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi economica, l’emergenza energetica, gli esodi biblici sembrano rovesciare il dilemma di Mayr: la presunta intelligenza è in realtà la vera, immensa, stupidità. I batteri e gli scarabei hanno una maggiore saggezza.
Armageddon nucleare o collasso climatico? Sarà la natura a scrollarci di dosso o saremo noi a suicidarci nell’ultimo delirio bellico? Forse non ci sarà nessuno a raccontare la fine. L’assurdo è che di queste cose si parlava di più prima che la situazione arrivasse al punto attuale. Come se le continue emergenze ci avessero mitridatizzati, rendendoci ciechi e insensibili, quasi remissivi. Capaci di negare a noi stessi la tragica realtà, alla ricerca di una qualunque scusa pur di andare avanti senza rinunciare a nulla.
Viene in mente un raccontino di Aldo Palazzeschi. Un tipo va dal medico. Dottore, non sto bene. Lei beve? Acqua e basta. Fuma? No. Mangia troppo? Poco e leggero. Esagera con il sesso? Solo con mia moglie, una volta a settimana. La notte dorme? Come un ghiro. Gioca d’azzardo? Mai. È iracondo? Sono una persona mite e pacifica. Possibile che non abbia alcun vizio? Ora che mi ci fa pensare sono ghiotto di mentine, le succhio in continuazione. Ecco, esulta il professionista, deve smettere di abusarne, sono queste la causa dei suoi malanni. L’uomo promise di fare il sacrificio e andò via soddisfatto. Mantenne l’impegno, ma continuò ad ubriacarsi, a riempirsi di cibo, ad andare con le puttane, a passare la notte in gozzoviglie, a fare il prepotente.
Già, magari pensiamo che basti spegnere un po’ di più l’interruttore per pagare bollette meno pesanti o fare acquisti al discount in nome del risparmio. Se poi ti staccano la luce o non riesci a sbarcare il lunario, peggio per te. Sei povero e sfruttato, colpa tua. Noi, per venirti incontro, abbiamo già rinunciato alle mentine, non possiamo fare di più. Bugie e passività vanno a braccetto. E mentre la società collassa, i ricchi diventano sempre più ricchi. Forse pensano che si salveranno con i razzi di Elon Musk ma se continua così neanche i bunker costruiti sotto le loro ville potranno proteggerli. Siamo ormai sul fondo del precipizio indicato da Chomsky.
C’è ancora tempo per combattere? Pochissimo, ma c’è. Luigi Ferrajoli, presentando alla Scuola interdisciplinare cosmopolita la sua suggestiva e salvifica proposta di una Costituzione della Terra, avverte che “la catastrofe è in atto”, che il mondo, ingiusto e insensato, “non ha mai vissuto un momento così drammatico” e che “l’umanità si è trasformata in una metastasi”. Ma si dice convinto che un’alternativa per sconfiggere “i poteri selvaggi” sia ancora possibile e sollecita tutti “a rompere l’apatia e la rassegnazione”.
Prendiamo esempio dagli “stupidi batteri” e mutiamo velocemente anche noi. Un nuovo modello di sviluppo, un salto di specie.
Marco Cianca