Oggi il Comitato esecutivo della Fim-Cisl è riunito, per commemorare Pierre Carniti ad un anno dalla scomparsa, avvenuta il 5 giugno 2018. Sarà l’occasione per presentare suo il libro fino ad oggi inedito: “Passato Prossimo” Memorie di un sindacalista d’assalto (ed. Castelvecchi). Il libro scritto nel 2003 da Pierre Carniti e mai pubblicato prima, è circolato fino ad oggi in maniera semiclandestina. Nel comunicato, la Fim descrive quel testo come un documento prezioso riguardante un periodo cruciale della recente storia politica e sindacale del paese, che va dal 1973 al 1985, in cui si sono susseguiti avvenimenti di rilievo nella vita del Paese: il rimescolamento del quadro politico con l’affacciarsi del Partito comunista nell’area di governo, il compromesso storico , la nascita della Federazione sindacale unitaria, il terrorismo, la crisi Fiat, la vicenda della scala mobile, la rottura definitiva dell’unità sindacale. Chi scrive è stato testimone di quel periodo e, soprattutto, ha avuto il privilegio e l’onore di lavorare con Pierre. Nel palazzo della Flm in Corso Trieste la distribuzione dei piani e degli uffici non avveniva (come adesso e purtroppo da tanti anni) per organizzazioni, ma sulla base dei settori di lavoro. E, pertanto, sia i segretari che gli operatori lavoravano insieme nell’ambito delle medesime funzioni. Gli Uffici dei segretari occupavano gli angoli della Palazzina. Ma non è di logistica che intendo parlare allo scopo di ricordare Carniti a quanti non lo conobbero. Rimasi alla FLM fino al 1973. Al di là dei grandi avvenimenti politici e sindacali degli anni successivi tra cui ricordo la vicenda della scala mobile quando i socialisti della Cgil, nel 1984, sostennero il decreto di San Valentino insieme con Cisl e Uil (rispettivamente dirette da Carniti e da Giorgio Benvenuto) e si schierarono, nel 1985, per il No nel referendum abrogativo promosso (e perduto) da Pci, con Pierre ho avuto occasione di collaborare, una ventina di anni dopo, nella Commissione per la lotta alla povertà, di cui fu presidente dal 1994 al 1998. Pierre Carniti, dopo aver lasciato il sindacato e ricoperto altri incarichi, fu eletto nel Parlamento europeo nelle liste del PSI della circoscrizione Nord Est. Terminata quell’esperienza sostituì Ermanno Gorrieri alla guida della Commissione governativa incaricata di contrastare la povertà con elaborazioni, studi e proposte. Ne facevano parte, oltre al sottoscritto, (ma non vorrei dimenticare qualcuno) Mario Colombo ex presidente dell’Inps, il demografo Massimo Livi Bacci, Andrea Brandolini della Banca d’Italia, Luigi Di Liegro storico direttore della Caritas di Roma, la sociologa Chiara Saraceno, Giovanni Moro (il figlio di Aldo). Svolgeva il ruolo di capo della segreteria (come volontario) Maurizio Manente che lavorava con me all’INPDAP (allora ero presidente del Collegio dei Sindaci). Quella Commissione, su input di Carniti, non solo presentava tutti gli anni, a metà luglio, un rapporto sulla povertà ma propose anche di introdurre e di sperimentare il reddito minimo di inserimento, per finanziare il quale Pierre riuscì a far inserire nella legge finanziaria qualche centinaio di milioni (di lire ovviamente). Il RMI ammontava a 500mila lire mensili (c’era anche una scala di equivalenza sulla base della composizione del nucleo familiare) ed era soprattutto finalizzato a promuovere l’inclusione sociale attraverso lo svolgimento di esperienze formative e lavorative, promosse dagli EELL nonchè di completamento degli studi. Si cominciò scegliendo alcune città distribuite lungo tutta la Penisola. Successivamente – avendo a disposizione maggiori risorse – si allargò la platea dei Comuni coinvolti, ma in pochi e limitati casi emersero i soliti vizi truffaldini che accompagnano le misure di carattere assistenziale. Poi l’esperienza non venne riconfermata per motivi che ora non ricordo. Cambiarono i ministri di riferimento, fu nominata una nuova Commissione con un altro presidente. Se vado indietro con la memoria trovo tracce della Commissione per la lotta alla povertà fino al 2007, all’epoca del secondo governo Prodi. Poi venne abolita.
Giuliano Cazzola