Quelli che parlano di disintermediazione, quelli che risolvono tutto nel rapporto tra un capo e la sua base, tra un guru ed una folla indistinta di seguaci, sono allergici ai “luoghi di democrazia sostanziale” di cui parlava Giulio Pastore ma si perdono la ricchezza delle relazioni tra persone ed il significato profondamente democratico dell’azione sociale organizzata.
Per scoprirlo dovrebbero venire a Muccia, uno dei borghi delle Marche colpiti dal terremoto, dove quest’anno la Fim, sabato 29 Aprile, celebrerà per il secondo anno consecutivo in modo nuovo il suo Primo Maggio con NeXt, l’associazione fondata da Leonardo Becchetti per promuovere il consumo responsabile: una Festa del Lavoro diversa.
Lunedì Cgil Cisl e Uil saranno a Portella della Ginestra, un luogo che evoca le battaglie dei lavoratori e i principi che vi sono associati. Al centro della Festa del Lavoro c’è e ci sarà sempre la dignità del lavoro. La Fim è una categoria del sindacato confederale, ed è orgogliosa di esserlo. Ma con iniziative come il cash mob etico puntiamo ad aprire il sindacato al mondo dell’associazionismo.
I metalmeccanici della FIM Cisl e NeXt premieranno attraverso il Voto col Portafoglio quelle aziende che mettono al centro della loro azione il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, che promuovono una cultura dell’economia, della partecipazione, delle salde relazioni sindacali e del benessere dei loro dipendenti, e che danno ogni giorno un importante contributo a rendere la nostra una società migliore.
Premiare qualcuno – e qualcosa – e farlo in un luogo altamente simbolico come questo significa che il sindacato si batte per offrire alla sua comunità un orientamento valoriale. E’ la missione ”educativa” che la Fim ha da sempre nel proprio dna. Qualcosa di molto diverso – di una diversità quasi straniante – da quell’attitudine alla critica distruttiva che gradualmente si è insinuata nel senso comune fino a divenirne un tratto dominante.
Ecco, nella Festa del buon Lavoro come la intendiamo noi, la passione del fare sindacato e impresa si intrecciano, in quella logica del “fare poche cose, importanti, tutti insieme” che per la FIM rappresenta l’Italia migliore, quella che non si arrende alla solitudine e alla ipocrisia della disintermediazione, del “faccio tutto da solo”, nell’illusione strumentale della democrazia diretta. Quell’illusione per cui si pensa di semplificare la complessità della nostra società in una scelta binaria come quella tra un Si’ e un No ad un Referendum: è solo un inganno, è come cercare di fare passare un oceano in un imbuto.
La vera sfida è di contrastare questi abbagli dannosi e populisti con buoni esempi, con azioni concrete di responsabilità individuale – come cittadini, come lavoratori e come consumatori – con la capacità di discernere le realtà virtuose da quelle che non lo sono.
E magari c’è anche la possibilità di mettere un argine ad un’altra deriva pericolosa, quella della società liquida. Le relazioni tra le persone non sono liquidabili: è da queste che dobbiamo partire, con coraggio, per costruire un’identità forte insieme a chi si riconosce nei nostri stessi valori.
Questo per noi significa festeggiare il Primo Maggio.