Durante il Consiglio Competitività dell’Ue il ministro italiano per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, ha insistito sulla necessità di approvare l’art.7 della proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo, che prevede l’obbligo di indicazione di origine dei prodotti non alimentari, cioè il “made in”. Il collega tedesco Stefan Kapferer, per risposta, ha più volte comunicato l’opposizione del suo paese alla misura. Moavero ha espresso l’auspicio che si riesca a trovare un compromesso fra le due posizioni contrapposte, che sono appoggiate ciascuna da una decina di Stati membri (i paesi mediterranei, compresa la Francia, con l’Italia, e paesi nordici e liberisti, compreso il Regno Unito, con la Germania), mentre il resto non ha ancora preso posizioni definite.
In ottobre, la commissione Mercato interno del Parlamento europeo aveva approvato la nuova proposta, presentata dal commissario Ue all’Industria Antonio Tajani, e dall’allora commissario ai Consumatori Tonio Borg. Ma potrebbe ripetersi la storia già vista negli ultimi anni, quando diverse proposte favorevoli all’etichettatura d’origine obbligatoria, anche se appoggiate dal Parlamento europeo, si sono arenate in Consiglio a causa dell’opposizione del fronte liberista.