La legislatura Ue che si aprirà dopo il voto di giugno dovrà essere “una legislatura costituente”, che porti a una “Europa nuova”: un’Europa che punti sul dialogo sociale, sul lavoro, sulla crescita, che diventi “solido riferimento per una pace giusta e la democrazia”; un’Europa capace di uno “scatto in avanti”, di un “grande processo di riforma” che sappia darsi una governance sovranazionale “in grado di valorizzare e tutelare gli interessi dei singoli Stati e di rispondere concretamente ai bisogni di lavoratori, pensionati, cittadini e immigrati. E si chiama infatti “insieme per un’Europa nuova” il manifesto che la Cisl ha presentato in vista delle prossime elezioni. Un documento articolato in quattro ‘’pilastri’’ che toccano sia temi economici e sociali, sia la stessa “architettura’’ delle organizzazioni europee, aumentandone l’efficacia. Inoltre, il segretario di Via Po, presentando l’iniziativa, ha chiesto che venga anche modificato il patto di stabilità, in quanto “ripropone antiche ricette sulle regole monetarie, rigore finanziario, austerity. Pensiamo sia necessario -ha detto Sbarra- costruire una nuova visione per consentire che le misure che l’Europa ha messo in campo durante l’emergenza pandemica abbiamo un orizzonte che vada oltre il 2026. Pensiamo sia necessario allungare il Next Generation, rifinanziare il fondo Sure, allentare i vincoli per liberare risorse funzionali alla crescita e allo sviluppo”.La confederazione di via Po auspica che l’Ue possa “riconquistare la fiducia delle persone nei confronti del progetto europeo, arginando populismi e nazionalismi e giungendo, anche mediante una revisione dei trattati, alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa quale traguardo ultimo per affrontare la complessità del contesto, promuovendo e facendo progredire pace giusta e coesione, democrazia e sviluppo”.
Sono quattro le priorità su cui puntare per dare un nuovo assetto sociale, organizzativo ed economico al vecchio continente.
Primo punto: realizzare una governance partecipata, aumentando iI coinvolgimento di sindacati e imprese per affrontare la complessità di transizioni epocali come quelle energetiche, climatiche e digitali, salvaguardando la coesione. Dialogo sociale, contrattazione e partecipazione devono essere i pilastri portanti di una nuova governance europea. Inoltre, occorre maggior protagonismo negoziale della Confederazione europea dei sindacati, e il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile per contribuire a politiche orientate al benessere sociale.
Secondo punto: rafforzare la dimensione sociale, rendendo il mercato del lavoro un luogo di crescita della persona. Va data piena attuazione al Pilastro dei diritti sociali, promuovendo il miglioramento dei livelli salariali, delle condizioni di lavoro e delle protezioni sociali. Va costruito uno spazio contrattuale comunitario che valorizzi la partecipazione transnazionale, a partire dal
rilancio del ruolo dei Comitati aziendali europei nelle imprese multinazionali per ridurre il rischio di dumping e delocalizzazioni e sviluppare strumenti di gestione sostenibile d’impresa. È necessario garantire l’applicazione delle norme sulla mobilità equa dei lavoratori, anche attraverso il rafforzamento dell’Autorità europea del lavoro, e assicurare il principio della parità di retribuzione. Forti vincoli sociali devono orientare i criteri di finanziamento pubblico alle imprese.
Terzo punto: rendere equo il mercato interno, puntando all’equità e a una competitività sostenibile, allargandolo ad ulteriori settori come la finanza, l’energia e le telecomunicazioni. Inoltre, occorre convergere su politiche comuni, a partire da quelle industriali e di ricerca e sviluppo, che contribuiscano alla produzione di beni pubblici di cui tutti gli Stati membri possano beneficiare. È necessario aggiornare la politica di concorrenza alle nuove sfide in modo da promuovere gruppi industriali europei salvaguardando la coesione e lo sviluppo territoriale, così come assicurare l’inclusione di clausole sociali negli accordi commerciali per salvaquardare i diritti contrattuali dei lavoratori lungo tutte le catene di fornitura. Il rafforzamento del mercato interno non può prescindere inoltre da una tassazione armonizzata, per evitare fenomeni di concorrenza al ribasso, e dalla valorizzazione della componente del risparmio mediante strumenti di investimento nel ‘economia reale.
Infine, quarto e ultimo punto: creare un assetto decisionale comunitario, con una riforma dell’architettura decisionale europea che consenta un rafforzamento politico e di maggiore legittimazione della Commissione, di un ruolo più ampio del Parlamento europeo e del superamento della regola delle decisioni all’unanimità nel Consiglio nell’ambito di una vera Costituzione europea. Una riforma ancor più necessaria, afferma il manifesto Cisl, “alla luce di un possibile allargamento a 35 Paesi.” Occorre aumentare l’efficacia comunitaria rivedendo le competenze e gli ambiti di intervento, a fronte di un sistema troppo intergovernativo, troppo condizionato da veti e interessi nazionali su aspetti fondamentali come le politiche migratorie, fiscali, estera e della difesa.
Nel contesto di “ri-globalizzazione” e di riassetto geostrategico che vede riemergere regimi autocratici – si legge nel testo- l’Europa deve avere voce forte e autorevole nel campo della difesa e della sicurezza con un conferimento di capacità militari, che da un lato riequilibri le forze in campo e dall’altro consenta sinergie sulle spese dei singoli Stati, con risparmi in grado di aumentare le risorse disponibili per le politiche sociali e di sviluppo. Allo stesso modo è indispensabile che l’Unione adotti una politica estera comune e sia capace di gestire flusso migratori e di asilo con criteri di solidarietà tra Stati, canali legali, parità di trattamento, inclusività e valorizzazione di competenze nel mercato del lavoro.
NP