La rivoluzione russa è morta e sepolta. Sulla sua tomba, fiori pochi e appassiti. La lapide ricorda che nacque cento anni fa, il 7 ottobre 1917. La data del decesso resta incerta. La rivolta di Kronstadt, lo stalinismo, le sanguinose purghe, le deportazioni in Siberia, il suicidio di Majakovskij, l’assassinio di Trotskij, l’invasione dell’Ungheria, la primavera di Praga, la caduta del muro di Berlino. Quale giorno scrivere? Forse quello della scomparsa di Lenin, il 21 gennaio 1924. Uccisa dalla Storia a sette anni? Le sentenze sono discordi. Ma anche la ricorrenza del mitico assalto al Palazzo d’Inverno comincia a essere ricoperta dall’edera dell’oblio.
Un centenario in sordina. A Mosca, una manifestazione nostalgica, snobbata dallo stesso Putin, con una delegazione di casa nostra guidata dall’ineffabile Marco Rizzo. In Italia poco o niente. Ezio Mauro con il libro (Feltrinelli), Rai Storia, un almanacco di MicroMega, un numero extra di Internazionale. Per il resto, silenzio e indifferenza. I giorni che sconvolsero il mondo, per dirla con John Reed, sono uno sbiadito ricordo. Archiviati, per lo più, nel settore delle tragedie.
Eppure…Martedì 7 chi scrive ha avuto la curiosità, passando per caso, di entrare nel teatro Anfitrione, a San Saba, quartiere romano di forte memoria popolare. Sala piena, anziani, giovani, persone di colore. Dal palco un oratore in giacca e cravatta, sciorinando dati e analisi economiche, teorizzava con fredda passione, in un clima da testimoni di Geova, l’attualità della via rivoluzionaria. La manifestazione era stata organizzata da un circolo di Lotta Comunista, sigla che con un brivido fa tornare alla mente gli anni settanta. La tesi è che lo sfruttamento senza freni della forza lavoro alimenta una massa di poveracci che alla fine si ribellerà sovvertendo l’ordine mondiale. Applausi per gli immigrati, i nuovi proletari. Un viaggio a ritroso nel tempo, come la visita in una riserva indiana. Poi la mente va ad Ostia, al crescente successo politico e culturale delle formazioni neofasciste, alla violenta legge del più forte. Navajos e cacciatori di scalpi. Corbellerie internazionaliste e dirompente xenofobia. Tempi calamitosi, cent’anni dopo.
Marco Cianca