Il monte Calvo delle leggende stregonesche non è una cima dei nostrani Simbruini ma il rilievo Lysa Hora, a poca distanza da Kiev. Qui, attingendo al folklore popolare e ai racconti di Gogol, che in Ucraina, allora territorio russo era nato, Musorgskij ambientò la sua famosa sinfonia dedicata al notturno sabba infernale. La composizione fu poi rimaneggiata e diffusa da Rimskij-Korsakov ma la fama mondiale si deve a Walt Disney che la inserì nel visionario film Fantasia con l’esecuzione di Leopold Stokowski.
Quelle note musicali e quelle immagini cinematografiche potrebbero essere il simbolo dell’anno che sta finendo. Ma non in una troppo facile analogia tra il diavolo Cernobog e Vladimir Putin, nella banale e fuorviante rappresentazione del conflitto in corso come la lotta tra il bene e il male. Le cose, come si sa, sono molto più complicate di quanto vorrebbe far credere la versione moderna e bellicista dell’antico manicheismo. No, l’evocazione degli spiriti malvagi assume un valore apotropaico. Diventa un modo per raffigurare, e quindi scacciare, i mostri dell’irrazionalità. Da Musorgskij e Gogol a Goya e Lukacs.
La pandemia, la guerra, l’emergenza energetica, la crisi economica, gli sconvolgimenti climatici. What else?, chiede George Clooney in una nota pubblicità. Già, cosa altro? E allora, quel che conta davvero, in un bilancio del 2022, non è l’elenco dei disastri e dei tormenti che ci affliggono ma le indicazioni delle soluzioni possibili. Che non possono mai essere sbrigative e illusorie.
Ilvo Diamanti, illustrando una ricerca sul rapporto tra gli italiani e lo Stato, evidenzia come sia ampiamente maggioritario il desiderio di un uomo forte, con due terzi dei cittadini che vorrebbero l’elezione diretta del Presidente.
Un infantilismo psicologico, sociale e politico che spinge alla ricerca di un padre capace di prenderci per mano e portarci al sicuro. Con un’enorme confusione sugli obiettivi desiderati e i modi per raggiungerli. Commentando la stessa ricerca statistica, Ludovico Gardani e Natascia Porcellato sottolineano che il settanta per cento degli interpellati vuole qualcosa ma senza dare nulla in cambio: meno tasse e più servizi, è la pretesa dominante. Un cortocircuito logico, facile terreno di conquista per i demagoghi presenti e futuri.
Il principio della fiscalità progressiva, base della democrazia, vacilla in modo pauroso. E l’autonomia differenziata avrebbe il solo effetto di aumentare disuguaglianze e discriminazioni. Da una parte si auspica di codificare in Costituzione l’italiano come lingua nazionale, dall’altra vogliono tagliare il Paese a fettine, alcune prelibate, altre di scarto.
Musorgskij morì in miseria, abbandonato dagli amici, deriso dalla critica. Emerson, Lake e Palmer lo celebrarono con una mutazione rock di Pictures at an Exhibition. Alla prima della Scala lo scorso 7 dicembre è stato messo in scena, in un tripudio di spettatori e di critica, il Boris Godunov, apologo lirico sulla conquista e la degenerazione del potere. Ma è lì, sul monte Calvo, che il genio del compositore vaga inquieto ed impaurito. Gric’ko, il giovane protagonista, si addormenta, ubriaco dopo aver conquistato la sua amata, e sogna di assistere al raduno di demoni e fattucchiere. Il suono delle campane lo risveglierà fugando l’incubo. Stokowski innervò la composizione nell’Ave Maria di Schubert, facendone in sostanza un’opera unica.
Anche in queste ricorrenze, come sempre, religiosità cristiana ed eredità pagane, si mischiano in riti, celebrazioni, consumi, banchetti. Ma, a differenza del passato, non si sa bene cosa festeggiare. Nel 2019 veniva annunciato un nuovo anno bellissimo. E arrivò il Coronavirus. Da allora andiamo avanti così, tra timori e speranze.
Come sarà il 2023? Di certo, non potremo restare inerti in attesa dei salvifici rintocchi. E allora, come dice Obi-Wan Kenobi in Stars Wars, che la forza sia con noi. Anche perché abbiamo a che fare con i nostalgici di Salò e del Msi.
Auguri.
Marco Cianca