“E’ indispensabile istituire un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo economico che affronti i problemi di competitività del settore specifico”. E’ la conclusione a cui è giunto il coordinamento di tutte le strutture e dei delegati sindacali Uilm del comparto elettrodomestico che si sono riunite oggi nella sede nazionale dei metalmeccanici di corso Trieste a Roma. “Si tratta di un settore – fanno presente i sindacalisti della Uilm – con ben 130.000 addetti in Italia, tra diretti ed indiretti, che negli ultimi 4 anni ha perso circa il 40% della capacità produttiva”. Alla riunione in questione hanno preso parte sindacalisti di aziende come la Acc, la Antonio Merloni, la Electrolux, la Indesit Company, la Whirpool insieme al segretario confederale Paolo Pirani, a quelli generale e nazionale dei metalmeccanici Uil Rocco Palombella e Roberto Toigo, al coordinatore nazionale del settore interessato Gianluca Ficco. Queste le richieste della Uilm: “Effettuare più rigorosi controlli di conformità sulle apparecchiature importate da paesi extra-Ue fra i consumi energetici dichiarati e quelli effettivi;varare un piano pluriennale di incentivi al consumo per le apparecchiature a minor consumo energetico, riservato però esclusivamente agli elettrodomestici prodotti da imprese dotate del marchio di responsabilità sociale europeo;diminuire il cuneo contributivo che grava sul lavoro dipendente;ridurre il costo dell’energia, eliminando qualsiasi tassa o accisa in caso di utilizzo industriale;eliminare il peso dell’Imu e dell’Irap in favore dell’attività industriale esposta alla concorrenza internazionale; facilitare l’accesso al credito a costi ragionevoli; incentivare gli investimenti e le attività di ricerca e sviluppo, in sinergia con le Regioni maggiormente coinvolte; aprire un confronto con il ministero su possibili soluzioni alternative di gestione degli esuberi, rese necessarie dall’imminente esaurimento per molte aziende del limite di utilizzo della cassa integrazione, e su un più ampio utilizzo dei contratti di solidarietà,individuare strumenti ed elaborare strategie per tenere legati i lavoratori all’attività produttiva, al fine di superare la fase più violenta della crisi con le potenzialità produttive ed occupazionali ancora intatte”.
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