Una ricerca del sindacato di categoria Uilca sui compensi dei manager bancari evidenzia come le retribuzioni dei Presidenti dei Consigli d’Amministrazione, dei Consigli di Sorveglianza degli Amministratori Delegati e/o Direttori Generali (CEO), al netto degli eventi straordinari, siano rimaste sostanzialmente stabili (+0.14%) rispetto al 2015.
Secondo il segretario generale Uilca, Massimo Masi e Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca “Orietta Guerra”, emerge nuovamente come i manager bancari italiani preferiscano avere lo stipendio legato alla “presenza” e non ai risultati, in controtendenza rispetto al resto d’Europa.
Nel 2016 la retribuzione media dei CEO degli istituti di credito è pari, come nel 2015, a 57 volte la retribuzione media lorda (28.000 euro) di un bancario, mentre tale rapporto è di 21 se consideriamo la retribuzione dei Presidenti.
Il dato emblematico che emerge dallo studio è che nel 2016 solo 6 degli 11 istituti di credito le cui retribuzioni sono state oggetto di analisi hanno chiuso in utile. Le cinque banche (Unicredit, Mps, Banco Popolare, Ubi e Carige) che nel quadrienno 2013-2016 hanno riportato perdite complessivamente per 39.3 miliardi di euro, hanno erogato ai loro CEO e Presidenti 50.2 milioni di euro di retribuzione e 12.7 milioni di euro quali indennità di fine carica, per un totale di 62.9 milioni di euro.
Roberto Telatin, curatore dell’intera ricerca, osserva che “la retribuzione dei CEO del settore bancario in Italia nel 2016 continua a essere per la maggior parte fissa, l’86%. Nonostante vi siano abbondanti illustrazioni nelle relazioni sulla remunerazione di incentivi monetari e azionari legati ad obiettivi pluriennali, non si rilevano incrementi nella parte variabile della retribuzione”.
“Non mancano poi i ‘bonus’ concessi come retribuzione di buona uscita – sottolinea Masi – che elevano notevolmente il costo dei manager bancari”.
Nonostante l’esistenza di diversi fattori che possono determinare risultati economici negativi, la ricerca segnala come le retribuzioni dei manager e i risultati economici non siano correlati, con la conclusione, sottolinea Masi, che “sia utile incrementare quella parte di retribuzione che è vincolata al raggiungimento di obiettivi stabili e duraturi e diminuire la parte fissa del compenso”.
Per quanto riguarda il settore assicurativo, Telatin afferma che le retribuzioni di quest’anno “riflettono i cambiamenti della governante avvenuta nel corso del 2016, che hanno comportato avvicendamenti nella carica di CEO con ridistribuzioni di deleghe fra Amministratori Delegati e Direttori Generali”. Ciò ha determinato una riduzione complessiva della retribuzione fissa del -6.65% per i CEO, mentre la parte variabile è diminuita del 27.34%.
Il rapporto tra compenso del CEO e retribuzione degli impiegati assicurativi si assetta nel 2016 a 75, mentre era 89 nel 2015.
Nella ricerca si nota come, anche nel 2016, la retribuzione del CEO delle Assicurazioni Generali, che sono uno dei maggiori gruppi assicurativi europei, sia per la maggior parte costituita da parte variabile (57,90%), mentre le due maggiori banche italiane, che sono fra le prime in Europa, hanno un sistema di remunerazione dove è preponderante la parte fissa (Intesa Sanpaolo 74,7%, UniCredit 78,6%).
“La riduzione del costo del lavoro non può e non deve essere solo a carico delle lavoratrici e dei lavoratori – conclude Masi -, ma deve assumere una proporzionalità ben più forte nei confronti di chi percepisce stipendi faraonici, pur non portando, sempre più frequentemente, risultati evidenti”.