Il Dl fare contiene alcuni provvedimenti “utili per iniziare ad affrontare il problema della crisi economica”, ma non sembra avere “una connotazione particolarmente incisiva, poiché si limita ad una sorta di manutenzione delle principali questioni e non prospetta scelte necessarie per una vera svolta nella politica economica del Paese”. E’ questo il primo giudizio sul Dl Fare espresso dalla segreteria nazionale della Uil che chiede di “attribuire centralità al lavoro: questo principio nel decreto non è esplicitato”.
Peraltro, secondo la Uil, “emergono alcune incongruenze tra gli obiettivi e le soluzioni. Ad esempio, i processi di semplificazione, rivendicati dalla Uil come necessari nella direzione dello sviluppo, vengono strutturati in modo da intaccare un sistema di regole e garanzie che, invece, deve essere preservato”.
Inoltre, a giudizio del sindacato, “non emergono indicazioni per alimentare la domanda interna; la riduzione delle tasse sul lavoro continua ad essere il nodo irrisolto della nostra politica economica; la spesa improduttiva non viene aggredita come sarebbe necessario”.
Per l`insieme di queste ragioni, la Uil “ritiene che la manifestazione unitaria, organizzata per sabato 22 giugno, debba rappresentare l`occasione per rilanciare con forza queste concrete rivendicazioni. L`economia reale rischia di affondare trascinando con sé imprese e lavoratori: a fronte di questa grave condizione, non possiamo accettare logiche di galleggiamento”.
La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil “deve rappresentare l`inizio di una svolta. Intendiamo, infatti, avviare un percorso responsabile di mobilitazione e di pressione su Governo e Parlamento per accrescere il consenso sulle proposte del Sindacato, le uniche in grado di restituire ossigeno alla nostra economia, di riattivare la produzione e di rilanciare l`occupazione”.