Sergio Colombo
Una delle iniziative di maggiore impegno previste dal programma ”Ambiente 2010: il nostro futuro la nostra scelta” che ruota attorno a quattro aree prioritarie: cambiamento climatico, ambiente e salute, natura e biodiversità, gestione delle risorse naturali, è indubbiamente costituito dal ”Libro bianco: strategia per una politica futura in materia di sostanze chimiche”.
Esso prevede una completa revisione del sistema comunitario di gestione dei rischi derivanti dalla produzione, utilizzazione e immissione in commercio di tutte le sostanze chimiche, ed introduce un significativo salto di qualità nell’iniziativa comunitaria.
Infatti, di fronte alle carenze dell’attuale sistema di valutazione e di gestione dei rischi esso rovescia la prassi attualmente in atto ed assegna alle imprese il compito di dimostrare la sostenibilità di una sostanza chimica prodotta attraverso una documentazione scientifica per ogni sostanza un positivo rapporto fra i vantaggi del suo uso e la inesistenza di rischi per la salute umana e per l’ambiente.
Alla mano pubblica è riservato il compito di una verifica della positività di tale rapporto attraverso un nuovo sistema di valutazione denominato Reach (dall’inglese registration, evalutation and authorisation of chemicals) che comprende tre livelli: quello della semplice ”registrazione”, che si stima sia sufficiente per circa l’80% delle sostanze, la ”valutazione” che dovrebbe interessare il 15% ed un’autorizzazione obbligatoria” per il restante 5% che presentano un presumbile quadro di maggior rischio potenziale.
Il principio sul quale si fonda la nuova strategia è del tutto condivisibile poichè tende a gettare le basi di una chimica sostenibile attraverso il conseguimento di un elevato livello di tutela dell’ambiente e della salute umana e la promozione dell’innovazione e della competitività dell’industria chimica europea.
Occorre evitare che questo processo venga vissuto da una parte con perplessità e con il rifiuto a guardare alle responsabilità di un passato che visto spesso le produzioni chimiche legate a situazioni di pericolo e a fenomeni di inquinamento e dall’altra vedere questo programma di grande respiro come un inutile rivalsa sulla chimica e sulle sue insostituibili produzioni.
Giova infatti ricordare il peso del settore chimico, l’importanza strategica delle sue produzioni, il fondamentale contributo all’attivo commerciale dell’intera industria manifatturiera: non c’è alcun settore dove il prodotto chimico non costituisca elemento fondamentale per qualunque modello di sviluppo in quanto le sue produzioni sono insostituibili in una società moderna per lo sviluppo di nuovi processi e di tecnologie sempre più avanzate.
Alcuni dati significativi: nell’Unione Europea il settore chimico conta 1,7 milioni di occupati diretti, determina oltre 3 milioni di posti di lavoro nell’indotto e realizza un saldo attivo di 46,4 miliardi di Euro, pari al 65% dell’attivo commerciale dell’intera industria manifatturiera.
Ed è ad un settore di queste dimensioni che si rivolge il Libro bianco. Esso prevede un notevole numero di anni (entro il 2012) per il completamento del nuovo approccio ai rischi poichè interessa 30.000 prodotti e richiede la mobilitazione ed il pieno utilizzo delle risorse culturali e scientifici già presenti ed operanti in Europea ed è destinato a costituire un volano importante per il rilancio della ricerca scientifica a livello comunitario, a partire dal processo di sostituzione delle sostanze chimiche potenzialmente pericolose, laddove esistano valide alternative.
Per questo occorre operare da subito, nell’ambito dello sforzo di Ricerca e Sviluppo Tecnologico comunitario poichè nelle scelte del 6° Programma Quadro di Ricerca trovino spazio risorse e linee di intervento a sostegno di un programma ambizioso ma necessario come quello della sicurezza prodotti che deve svilupparsi con il pieno supporto di progetti adeguati.
Non tutto è definito nel programma della Commissione, aperti e legittimi restano ancora i problemi concreti legati alla sua realizzazione a partire dall’esigenza di trovare un migliore equilibrio fra la pericolosità di talune sue produzioni e la funzione innovativa e di competitività dell’industria. Ma a questo potrà porre rimedio il confronto e la verifica prevista nelle istituzioni europee ad iniziare dal prossimo esame nel comitato Economico e Sociale di Bruxelles.
Se il Libro bianco si tradurrà presto in scelte operative concrete e se verrà portato avanti con spirito positivo da tutte le parti interessate dando vita contemporaneamente ad un processo di informazione trasparente, esso potrà costituire una grande occasione per l’industria chimica europea per la promozione dell’innovazione e della sua competitività ed inoltre per ricollegare le sue produzioni con il necessario consenso capace di rompere quella diffusa ostilità alle sue produzioni che si rivela pericolosamente nei livelli istituzionali decentrati al momento delle autorizzazioni necessarie per i nuovi insediamenti.
Esso potrebbe essere quindi l’occasione per rompere in maniera definitiva il legame consolidato nell’immaginario collettivo, chimica = inquinamento, e tracciare le basi per una ”chimica compatibile” che possa guardare ad un futuro certo e positivo in Europa.