Aumenta la pressione fiscale in Italia, che peraltro si ritrova al sesto posto tra i paesi dell’Unione europea con i maggiori livelli di prelievo fiscale rispetto al Pil, e addirittura al secondo per le maggiori tasse su lavoro.
All’opposto sempre la penisola si piazza molto in basso in graduatoria guardando alle tasse sui consumi: in questo caso è il quarto paese dove sono più basse. Questo il quadro che emerge da un rapporto della Commissione europea sulle dinamiche della tassazione nell’Ue pubblicato oggi.
I dati si fermano al 2011 e in quell’anno il prelievo fiscale totale in Italia ha raggiunto il 42,5 per cento del Pil, secondo la Commissione, invariata dall’anno precedente ma a fronte di un 41,5 per cento che si registrava nel 2000. In media nell’area euro la pressione fiscale si è attestata al 39,5 per cento nel 2011, dal 39 per cento del 2010 e il 40,9 per cento del 2000.
Guardando a tutta l’Ue a 27 la pressione fiscale si è attestata al 38,8 per cento nel 2011, dal 38,3 per cento del 2010 e il 40,4 per cento del 2000.
Sull’incidenza totale delle tasse rispetto al Pil, con il suo 42,5 per cento l’Italia si piazza dietro Danimarca (47,7%), Svezia (44,3%), Belgio (44,1%), Francia (43,9%), Finlandia (43,4%) e davanti all’Austria (42.0%). All’opposto i livelli di tassazione più bassi sono quelli di Lituania (26%), Bulgaria (27,2%), Lettonia (27,6%), Romania (28,2%), Slovacchia (28,5%) e Irlanda (28,9%).
Sempre secondo la Commissione le tasse sul lavoro restano la maggiore fonte di gettito fiscale nell’Unione europea: da sole forniscono quasi la metà delle entrate totali, seguite dalle tasse sui consumi che assicurano un altro terzo e le tasse sui capitali che apportano circa un quinto del gettito. In Italia il peso del fisco sul lavoro ha segnato un lieve alleggerimento nel 2011, al 42,3 per cento dal 42,7 per cento del 2010, ma nel 2000 questa voce era al 42 per cento. Si tratta comunque del secondo livello più elevato dopo il Belgio, con un 42,8 per cento, e davanti all’Austria, dove si attesta al 40,8 per cento.
In media nell’area euro le tasse sul lavoro si attestavano al 37,7 per cento nel 2011, e nell’Ue a 27 al 35,8 per cento. I valori più bassi nel 2011 si sono registrati in Lituania (26%) e Bulgaria (27,2%).
L’Italia invece si piazza sotto le medie europee riguardo alle tasse implicite sui consumi: 17,4 per cento nel 2011, lo stesso livello del 2010 e in attenuazione dal 18,3 per cento del 2000.
Si tratta del quarto livello più basso dopo Spagna (14%), Grecia (16,3%) e Lettonia (17,2%). In media nell’area euro le tasse sui consumi sono al 19,4 per cento, nell’Ue a 27 al 20,1 per cento, i valori più alti sono quelli di Danimarca (31,4%), Svezia (27,3%) e Lussemburgo (27,2%).
L’Italia torna a piazzarsi nella parte alta della graduatoria per quanto riguarda le tasse sui capitali, dove però non sono disponibili dati per molti paesi. Nella Penisola, secondo la Commissione europea, si sono attestate al 33,6 per cento nel 2011, dal 33 per cento del 2010 e dal 28,1 per cento del 2000. Il valore più basso è il 5,5 per cento della Lituania, il più elevato è il 44,4 per cento della Francia. In media nell’area euro sono al 28,9 per cento nel 2011, sull’intera Ue a 27 il rapporto della Commissione non fornisce valori.