Danni collaterali della guerra russa contro l’Ucraina. Telefonata del geometra:
“Buongiorno, purtroppo le mattonelle che avevate scelto per il terrazzo non vengono più prodotte.”
“Ah: come mai?”
“Il pigmento rosso veniva prodotto in Ucraina.”
Ecco. Ovviamente, poco male per il terrazzo. Ma il punto è che quella fabbrica non produce più. Quella fabbrica, probabilmente, non c’è più. Quei lavoratori non hanno più il loro posto. Non hanno più la loro esistenza. Vengono martellati, insieme alle loro famiglie, dai missili e dall’artiglieria. Vengono inseguiti da invasori senza scrupoli che sparano sui loro figli. Non hanno più il loro Paese. Non possono fare altro che imbracciare un fucile, preparare bottiglie Molotov e darsi alla Resistenza contro un invasore potente e spietato. Come tanti italiani fecero nel 1943.
Per cui, le chiacchiere stanno a zero: quelli che, oggi, nel XXI Secolo, si servono di un concetto del passato, del tutto decontestualizzato, e – con tanta prosopopea – si ammantano di “neutralismo attivo”, sono, tra l’altro, nemici dei lavoratori. Isolazionisti che si danno un tono. “Né con la Nato, né con Putin”? L’Ucraina non era nella Nato, non era nella Ue (la richiesta di adesione è stata firmata alcuni giorni dopo l’invasione), non perseguitava gli abitanti del Donbass, già invaso dai russi nel 2014 – per chi ha la memoria corta – in seguito a un referendum secessionista farlocco, innescato dai russi stessi, mai riconosciuto dalla comunità internazionale. L’Ucraina non ha provocato i russi in nessun modo reale.
Putin ce l’ha detto: “I bolscevichi hanno svenduto l’impero russo”; “l’Ucraina non esiste”. Putin è un pazzo fascista che vuole ricostruire l’impero. Punto.
E si è comportato come Hitler fece con la Cecoslovacchia, quando prese, a scusa delle sue mire espansionistiche, le popolazioni germanofone dei Sudeti. Ottanta anni dopo, Putin ha creato, alimentato e finanziato i partiti filo-russi del Donbass. Questi hanno rivendicato il legame con la “madre-patria”. E, alla fine, le truppe hanno varcato i confini per “evitare il genocidio” che non c’era. Tale e quale. Con la sola differenza che oggi non c’è stato un Patto di Monaco a dare via libera all’invasore. Per fortuna, l’Europa dei nostri giorni non cede all’appeasement col tiranno, come fecero, nel ’38, Chamberlain e Daladier con Hitler, illudendosi che vendergli la Cecoslovacchia lo avrebbe indotto a fermarsi.
L’Ucraina esiste. E c’è gente che lavorava in una fabbrica che produceva pigmenti per le ceramiche italiane. Ora non può più farlo. Il neutralismo è ignavia. E cancellazione della nostra stessa memoria.
Vittorio Liuzzi