Un discorso durato ben 75 minuti, contro i 45 preannunciati dal portavoce di Palazzo Chigi, lungo una dozzina di pagine, scandito con tono variabile dal discorsivo al tribunizio, mentre Di Maio e Salvini, seduti al suo fianco, annuivano convinti ai vari passaggi chiave. Così Giuseppe Conte si e’ presentato al parlamento per il primo dei due voti di fiducia che lo insedieranno ufficialmente come premier del nuovo governo. Il testo del discorso pronunciato al Senato, successivamente depositato anche alla Camera, lo abbiamo riassunto per singoli temi, in ordine alfabetico. In allegato, sul Diario del lavoro, potrette trovare anche il testo integrale.
A come AVVOCATO – “Come già ho avuto modo di anticipare, mi propongo a Voi e – attraverso Voi – ai cittadini, come l’avvocato che tutelerà gli interessi del popolo italiano”. Così esordisce il premier nel suo discorso programmatico al Parlamento. Dunque, vediamo come e cosa, l’Avvocato Conte intende mettere in atto nel suo governo, attraverso questo ‘’dizionario’’, una sintesi del suo pensiero in ordine rigorosamente alfabetico.
A come APPALTI – il nuovo codice non va bene (del resto, lo ha detto anche la Banca d’Italia) e quindi Conte si allinea: “Dobbiamo superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina largamente la disciplina degli appalti, poiché la forma non può essere scambiata per legalità: troppo spesso gare formalmente perfette nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione”. Quindi, via lacci e lacciuoli: “Dobbiamo parametrare i vincoli, in sede di assegnazione delle gare, al valore e alle caratteristiche delle commesse, in modo da assicurare la semplificazione e la rapida conclusione degli appalti che non presentano particolari complessità”. All’Anac sarà affidato il compito di creare una sorta di ‘’bollino di qualità’ preventivo, che fungera’ da copertura di rischio.
B come BANCHE – non se ne fa cenno nel discorso del premier, se non per citare en passant quelle ‘’trasparenti che finanziano l’economia reale’’. Curioso, visto che per oltre un anno tutto il dibattito politico si e’ incentrato attorno a questo tema.
C come CONCERTAZIONE – “Questo Governo si propone di recuperare in forme nuove e più efficaci il dialogo sociale con le varie associazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. Dovremmo ridefinire, sulla base dei criteri oggettivi, il principio di rappresentatività, in piena trasparenza.” Che significa? rinascerà la vecchia concertazione, quella che riuniva le parti sociali nella mitica Sala Verde di Palazzo Chigi? Conte per la verita’ parla di ‘’forme nuove’’, ma quali non lo specifica. Si limita a un appello generico: “per questa via (il dialogo sociale, si suppone) otterremo che tutti siano invitati, ciascuno in base alle proprie sensibilità e competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie iniziative, nella consapevolezza che il loro impegno e le loro proposte, se ispirate all’interesse generale del Paese e delle varie comunità anche locali, saranno apprezzate e tenute in considerazione.”
Poi cita ‘’le molteplici energie positive del nostro Paese”, ma sembra rivolgersi solo al mondo delle imprese, affermando di voler “restituire vitalità all’industria, specialmente esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole e medie imprese nell’ambito del commercio, dei servizi e dell’artigianato, alle cooperative autentiche, al mondo agricolo, alle banche trasparenti e al servizio dell’ economia reale”. E i sindacati? non pervenuti, pare.
D come DETTAGLI – “Non mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi che abbiamo posto a fondamento di quest’azione di governo e che sono indicati nel contratto”. In effetti, il discorso di Conte resta nel vago, non ci sono numeri, dati, date. La traccia resta quella del contratto di Governo Salvini- Di Maio, che peraltro Conte dichiara di aver ‘’condiviso’’, sia pure ‘’con discrezione’’.
D come DIRITTI – Conte li lega alle nuove tecnologie: “La diffusione di nuove tecnologie crea nuove opportunità imprenditoriali e servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a nuove forme di sfruttamento: dobbiamo farci carico di tali trasformazioni, non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per assicurare in ogni caso il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro sia sempre strumento di realizzazione personale e umana”. Insomma, il problema dei diritti si ferma ai ciclo-fattorini o poco più. E quelli civili non sono citati nemmeno di striscio.
D come DASPO – Conte annuncia che sarà previsto per i corrotti, così come per i tifosi indisciplinati. Ci si chiede, ovviamente, in quali termini verrà realizzata questa curiosa misura anticorruzione.
E come ESPERIENZA – “Com’è noto, non ho esperienze politiche. Sono un cittadino che si è dichiarato disponibile”, afferma Conte. Parole identiche a quelle l’ex ministro Marianna Madia, quando citò la propria ‘’inesperienza’’ e per questo venne a lungo crocefissa. Ma i tempi cambiano, e adesso non sapere è un vanto.
E come EUROPA – “L’Europa è la nostra casa. Ma in quanto Paese fondatore abbiamo il pieno titolo di rivendicare un’Europa più forte e anche più equa, nella quale l’Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei cittadini, per bilanciare più efficacemente i principi di responsabilità e di solidarietà”, dice Conte. Quindi, pronti a ridiscutere le politiche economiche e i parametri Ue, ma anche le regole sull’immigrazione e molto altro. L’unica cosa che non verrà discussa e’ la permanenza del nostro paese nell’Euro: su questo Conte e’ assolutamente netto.
F come FRITTO MISTO – “Non siamo disponibili a sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue economy per altri scopi. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi della intelligenza artificiale e utilizzare i big data per cogliere tutte le possibilità della sharing economy.” Conte mette tutti in una sola frase i temi cruciali del futuro. Dono della sintesi, diciamo.
F come FINANZA – E’ ovviamente brutta e cattiva, infatti e’ diventata “la vera religione universale del nostro tempo”, e la politica, come Cenerentola, resta in un angolo e non la riesce a governare. Quindi, dice Conte, ‘’dobbiamo trovare il modo di rafforzare, all’interno delle strutture sovranazionali, i processi di legittimazione democratica, potenziando le istituzioni rappresentative della volontà dei popoli”. In concreto? Boh.
G come GIUSTIZIA – I processi sono troppo lunghi e costosi, occorre una riforma della giustizia che la renda più efficiente. Riforma anche della prescrizione. Potenziamento della legittima difesa. Certezza della pena. Costruire più carceri per ospitare più “comodamente” un numero maggiore di detenuti. Daspo per i corrotti, e agenti sotto copertura per stanarli. Et voilà, il programma Giustizia è fatto. Giustizialista, certo.
I come IMPRESE – quelle che ha in mente il governo sono, ovviamente, le piccole: “siamo consapevoli che il rilancio della nostra economia passa attraverso lo spirito di iniziativa e le qualità di tanti piccoli imprenditori, professionisti, commercianti artigiani”. Per creare un habitat più confortevole, Conte annuncia la riforma del diritto fallimentare: “promuoveremo una disciplina che riveda integralmente la tradizionale legge fallimentare, che abbandonando una logica meramente sanzionatoria, valga a disciplinare il fenomeno della cosiddetta “crisi di impresa”.
L come LAVORO – sul tema numero uno dei nostri tempi solo poche parole generiche: lavoro per i giovani e le donne, no allo sfruttamento, e soprattutto “costruire un nuovo patto sociale.’’ Non è chiaro tra chi e per cosa, ma ‘’patto sociale’’ suona sempre bene, soprattutto quando non ci sono idee più precise.
M come MEZZOGIORNO – non pervenuto: ancorché pugliese, il premier non cita mai il sud, i suoi ritardi, i suoi problemi.
N come NATO – “Intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato”. Per il seguito del discorso, vedi alla voce ‘’RUSSIA”.
O come OPPOSIZIONE – “Saremo disponibili anche a valutare, in corso d’opera, l’apporto di gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino e, se del caso, aderire successivamente al contratto di governo, offrendo un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma”, dice Conte. In pratica, invitando l’opposizione a passare in campo avverso. Alla faccia del ‘’vincolo di mandato’’ che i Cinque Stelle parlavano di inserire nella Costituzione, il Governo Conte sembra puntare proprio sui vituperati ‘’cambi di casacca’’ da uno schieramento all’altro.
P come PENSIONI – tema caldissimo, ma solo per quelle d’oro o quelle, dette vitalizi, dei parlamentari, che Conte promette di tagliare. Sul resto, cioè quello di cui si parla ormai ogni giorno, la riforma della Fornero, quota 100, eccetera, nemmeno una parola.
P come PARADISI ARTIFICIALI – parlando delle grandi multinazionali che evadono il fisco Conte incorre in un lapsus, invece di “paradisi fiscali” scandisce ‘’paradisi artificiali’’. A un successivo controllo, si scopre che nel testo scritto e’ proprio così: paradisi artificiali. Viene da pensare che l’avvocato degli italiani non sia ferratissimo in materia fiscale, altrimenti la correzione sarebbe stata istintiva.
P come POPULISMO – Se “populismo” è “l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente,” se “anti-sistema” significa “mirare a introdurre un nuovo sistema, che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni”, rivendica il premier. Dunque, del tutto sdoganato anche il populismo.
Q come QUIRINALE – In apertura del discorso, Conte rivolge un ringraziamento al presidente della Repubblica, per il ruolo svolto in questa crisi.
R come REDDITO DI CITTADINANZA – Chi lo aspetta dovra’ armarsi di santa pazienza: Conte ribadisce infatti che “l’obiettivo del Governo è assicurare un sostegno al reddito a favore delle famiglie più colpite dal disagio socio-economico”. I tempi di attuazione però si dilatano parecchio, perché prima si devono riformare i centri per l’impiego: “Ci proponiamo, in una prima fase, di rafforzare i centri per l’impiego, in modo da sollecitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. Poi, solo “nella seconda fase, sarà erogato il sostegno economico vero e proprio”. Quindi: aspetta e spera, visto che la riforma dei centri non sarà cosa risolvibile in mesi ma in anni.
R come RAZZISMO – “ Non siamo e non saremo mai razzisti”, scandisce Conte. Pertanto, “difendiamo gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio, lavorano e si inseriscono nelle nostre comunità rispettandone le leggi e dando un contributo decisivo allo sviluppo”. Ma: “ove non ricorrano i presupposti di legge per la loro permanenza, ci adopereremo al fine di rendere effettive le procedure di rimpatrio”. Di seguito, Conte concede una citazione, la prima da parte di un esponente del Governo, a Sacko Soumayla: “è stato ucciso con un colpo di fucile: era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero”. L’Aula applaude, in piedi.
R come RUSSIA – “Saremo fautori di un’apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa”. Putin soddisfatto, Salvini pure.
S come SCUOLA: questa parola non compare mai nel discorso del premier. Così come non appare mai “cultura” ne’ “istruzione”.
T come TASSE – Conte si propone un obiettivo ambizioso, e cioè ‘’rifondare il capitalismo’’; nel frattempo, più umilmente, “ci ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie che conducano a una integrale revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese”. L’obiettivo è la “flat tax”, cioè “una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire la progressività dell’imposta, in piena armonia con i principi costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica riduzione dell’elusione e dell’evasione fiscale, con conseguenti benefici in termini di maggiore risparmio di imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile. In parallelo, meglio “inasprire le sanzioni” per chi froda il fisco, con tanto di “carcere vero’’ per i grandi evasori. Ma, sempre per non negarsi nessuna strada, si pensa anche a una ‘’pace fiscale’’: cioè quello che i più chiamano ‘’condono’’.
Nunzia Penelope