Da nord a sud, da Genova a Gela, dalla siderurgia alla chimica. L’industria della settima potenza mondiale, o di quel che ne resta, e’ sotto scacco. E dipendenti e popolazioni scendono in piazza per chiedere al governo risposte e soluzioni. Sta accadendo a Genova, da due giorni, con le proteste dell’Ilva. Ed e’ accaduto a Gela, oggi, dove diecimila persone –praticamente l’intera popolazione- si sono mosse in un corteo che ha attraversato la citta’ per scongiurare l’abbandono del petrolchimico dell’Eni.
Alla manifestazione, organizzata dal consiglio comunale, c’erano i sindaci dell’area, che hanno aperto i cortei, seguiti da sindacalisti, studenti, commercianti, professionisti, imprenditori, comuni cittadini. Hanno sfilato in corteo perfino i parroci che hanno risposto cosi’ all’appello del vescovo di Piazza Armerina, che nei giorni scorsi aveva detto messa fra gli operai davanti allo stabilimento. Chiusi i negozi, in segno di solidarieta’.
Domani, a Roma, e’ previsto un incontro al ministero del Lavoro, con il sindaco di Gela e il governatore della regione Sicilia, Rosario Crocetta. Obiettivo, definire le misure straordinarie sull’uso degli ammortizzatori sociali. Ma Gela vuole altro: vuole, sostanzialmente, un impegno concreto sulla salvezza del petrolchimico, chiuso ormai da due anni, riconvertendolo alla chimica verde. Nella riunione al Mise, sara’ intanto presentata la proposta di affidare a un commissario straordinario la gestione della crisi.