Un monitoraggio condotto da Federalbergi con l’ausilio della società Incipit Consulting rivela che in Italia “il sommerso nel turismo prosegue indisturbato la propria corsa ed è giunto a livelli talmente di guardia da generare una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”.
L’esempio “eclatante” portato dallo studio è costituito dal portale Airbnb. Dall’analisi delle inserzioni presenti ad agosto 2016 sul portale Airbnb emerge “un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza
Innanzitutto, spiega l’associazione degli albergatori italiani, “non è vero che si tratta di forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti.” Oltre la metà (57,7%) degli annunci, infatti, sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di insegne di comodo
In secondo luogo, non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno.
Inoltre, si legge ancora nell’indagine di Federalberghi, “non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. La maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno.”
Infine, non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.