Metà dei lavoratori autonomi nei cantieri edili sono irregolari. A citare i numeri è Paolo Pennesi, direttore generale delle attività ispettive del Ministero del Lavoro, annunciando che il dicastero lunedì emetterà una circolare per denunciare il fenomeno: “I dati parlano di 1 milione di autonomi nell’edilizia, secondo le categorie sono 500 mila i regolari. Gli altri 500 mila sono pakistani, rumeni, stranieri che neanche parlano italiano ma arrivano in Italia già iscritti alle liste delle aziende formate da un’unica persona”. A suo giudizio la soluzione sarebbe ricondurli tutti a subordinazione. Un altro problema, spiega Pennesi, è quello della bassa manovalanza “che costa di meno alle imprese e che spesso non conosce le regole minime di sicurezza: molte categorie ce lo chiedono, ma non è possibile estendere meccanismi di flessibilità per attività dove il pericolo è alto. In quei campi deve essere obbligatorio avere lavoratori stabili e quindi più controllabili”.
Pensare che l’edilizia sia l’unico settore dove esistono problemi di questo tipo non è realistico: “In generale, negli ultimi anni sono aumentati del 400% i casi scoperti di caporalato – ha proseguito Pennesi – Per non parlare dei subappalti irregolari”. Ma i controlli sono difficili, proprio perché scarseggiano i controllori: “Sono solo 3mila in tutta Italia gli ispettori del lavoro e quelli dell’Asl, per 15 milioni di luoghi di lavoro da ispezionare”,
Se gli incidenti sul lavoro calano, non è solo merito di comportamenti virtuosi. La crisi ha dato una “mano”, facendo crollare l’occupazione: “I morti sono calati da 4 al giorno a 3, ma guardando le ore lavorate questa diminuzione non c’è”, spiega Domenico Pesenti, segretario generale Filca Cisl. “Su 100 imprese meno di 20 sono impegnate davvero nella sicurezza”.