Prosegue intensa la trattativa sulla produttività tra imprese e sindacati. Ieri il confronto tra le parti sociali si è interrotto in tarda serata su posizioni ancora molto distanti. Le imprese hanno presentato ai sindacati un testo abbastanza analogo a quello precedentemente concordato tra loro e la Confindustria, a parte alcune modifiche, tra cui la più importante la richiesta di superare gli automatismi contrattuali. Proposta che non è piaciuta al sindacato che ha chiesto di rinunciare a questo superamento, ottenendo, a parere delle stesse organizzazioni sindacali, una risposta sostanzialmente positiva. Inoltre i sindacati hanno chiesto che sia definito il perimetro dell’intervento di detassazione dei salari (percentuali, montanti da definire).
La Cgil, inoltre, ha posto sul tavolo la questione della rappresentanza, chiedendo in particolare a Confindustria di far rientrare la Fiom nella trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Per gli altri sindacati, però, la questione Fiom è un problema difficilmente risolvibile, considerando anche il fatto che le regole dell’accordo del 28 giugno sulla rappresentanza non sono ancora state applicate.
Il negoziato riprenderà appena le imprese avranno pronto il nuovo testo con le modifiche richieste dai sindacati.
“Ci auguriamo – dice il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani – il testo sia utile a raggiungere un accordo, con la richiesta precisa al governo che il salario di produttività venga detassato in maniera strutturale, ovvero che si abbassino le tasse sui lavoratori che è la nostra vera richiesta”. Cisl e Uil si augurano che si possa ricompattare il fronte sindacale e degli imprenditori, scongiurando un accordo separato, ma ritengono anche che, qualora le imprese presentassero un testo con le modifiche richieste, non ci sarebbero motivi per non firmare l’accordo, se non per opportunità politiche.
Per il leader della Cgil, Susanna Camusso, invece si è molto lontani, “per tante ragioni”, da raggiungere un’intesa sulla produttività. Per la sindacalista la trattativa “è un’operazione politica” ed è “una violazione dell’autonomia delle parti sociali”. Va recuperata, dice Camusso, “l’effettiva autonomia delle parti, dentro la certezza che non possiamo ridurre la funzione di tutela del contratto nazionale di lavoro che è l’unico punto di riferimento che abbiamo e va difeso”. A suo giudizio, per altro, “un accordo separato non conviene a nessuno, neanche alle imprese”, e “non si può escludere dal tavolo della produttività a priori il tema della Fiom e del contratto dei metalmeccanici”.
Lo schema sul quale hanno raggiunto un accordo le parti datoriali, ha spiegato il leader della Cgil, “accoglie una richiesta del governo ossia la riduzione dei salari contrattuali nazionali, accoglie l’idea che ci sia una riduzione dei salari contrattuali” e decidere “di ridurre il reddito delle persone ci pare la scelta economicamente più sbagliata oltre che ingiusta”.
Anche perché, ha sottolineato Camusso, “si fa finta che tutto il Paese abbia i due livelli di contrattazione”. Inoltre, un altro dei motivi per cui l’’intesa è ancora lontana è il tema del demansionamento: “è la via breve che le imprese pensano di usare per risolvere l’allungamento dell’età pensionabile, è un’umiliazione per i lavoratori”. Infine, le regole della rappresentanza diventino “esigibili”. (FRN)