C’è un settore che vola e non solo perché questo è il suo scopo. Quello del trasporto aereo è un comparto che ormai si è lasciato ampiamente alla spalle la crisi innescata dal covid. A certificarlo ci sono i numeri. Gli aerei e il loro indotto rappresentano il 4% del Pil, gli occupati, tra diretti e indiretti, superano il milione e duecento mila, e sopra le nostre teste sono transitate 197milioni di persone nel 2024.
La mobilità aerea si trova oggi ad affrontare sfide significative legate al rinnovo contrattuale, alla transizione tecnologica e alla definizione di una politica industriale, come il convegno organizzato dalla Uiltrasporti “Le ali del futuro” ha evidenziato. Marco Verzari, segretario generale del sindacato, ha ribadito la necessità di incrementare i salari e le tutele e di attuare una vera lotta al dumping. Un compito che l’applicazione del contratto nazionale è chiamato ad assolvere ha spiegato il numero uno della Uiltrasporti e sul quale Aicalf, l’associazione che rappresenta le compagnie low cost, ha espresso la propria contrarietà affermando, al momento, la centralità della contrattazione aziendale. Per il sindacato dei trasporti della Uil è auspicale arrivare anche a un contratto europeo sovranazionale che possa fare da mappa per le tutele che tutti i lavoratori dei diversi paesi devono avere in comune.
Sul fronte del contratto nazionale, dopo la firma della parte generale avvenuta il 7 febbraio scorso, si stanno aprendo le trattative specifiche per i singoli comparti. Il welfare sarà un tema centrale dei prossimi rinnovi, visto che si andrà verso una quiescenza sempre più lontana e economicamente più povera, come ha illustrato il presidente del fondo pensione Prevaer, Tonino Muscolo.
Poste Air Cargo, come spiegato dal Ceo Gennaro Scarfiglieri, ha alzato al 5,28% il contributo a carico dell’impresa per il welfare, sviluppando diversi servizi a disposizione dei dipendenti come asili nido aziendali. Per il mondo delle aziende che erogano i servizi a bordo degli aerei, rappresentato da Federcatering, uno dei temi centrali, ha spiegato il presidente Luigi De Montis, è la mancanza di competenze e la forza per trattenerle.
Quanto alla transizione tecnologica, l’apporto della persona è il combustile principale senza il quale non ci può essere innovazione come ribadito nel corso del convegno. Ma l’innovazione, come chiarito da Armando Brunini, Ad di Sea, la società che gestisce il sistema aereoportuale milanese, chi opera in questo settore non può ricercala in casa propria come fanno altri settori, ad esempio il farmaceutico. Per questo la sinergia con il contesto esterno è centrale. E quando si parla di transizione non si può non pensare anche quella ambientale, non sempre così lineare. Nel mondo dell’handling la decarbonizzazione, sostiene il presidente di Assohandlers Vito Mangano, non è così facile. Il mezzo elettrico è meno efficiente, e le aziende che forniscono questi servizi sono valutate sull’efficienza e i tempi. C’è un tema di ricarica dei mezzi, di formazione del personale e di investimenti. E di investimenti nella nuova flotta ha parlato anche l’Ad di Ita, Joerg Eberhart, affermando come il piano industriale sia ancora in fase di definizione.
Da ultimo la questione della politica industriale. Per Verzari c’è molto più terreno fertile per discuterne con le imprese che con la politica dove, sostiene, c’è ancora molta confusione. Lo stesso termine è stato usato da Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti. Per lui la vicenda dell’addizionale comunale, sul quale il governo ha dato segnali contrastanti, tanto che oggi viene pagata da passeggeri che transito in alcuni scali e non in altri, è la cartina di tornasole che ci dice come manchi una direttrice comune. Per il presidente di Enav, Pierluigi Di Palma, oggi serve una politica industriale che guardi a Ita come punto di riferimento per il suo sviluppo.
Tommaso Nutarelli