In Italia dobbiamo scegliere se essere Robin Hood o lo sceriffo di Nottingham.
Il primo, come si sa, toglieva ai ricchi per dare ai poveri. Il secondo toglieva alla povera gente a vantaggio dei forzieri del già benestante re Giovanni Senza Terra e della sua corte di spendaccioni.
In Italia, accanto a chi sta in nero, esistono circa due milioni di persone che, pur lavorando, sono povere: sono i lavoratori saltuari, sono le finte partite iva, sono i part-time involontari. Tutte persone che non arrivano a prendere 1000 euro nette a fine mese.
Sempre in Italia il 5% più ricco dei nostri concittadini ha un patrimonio pari a quello del 90% più povero. I quattordici italiani più ricchi hanno patrimoni per un totale di 107 miliardi.
I lavoratori poveri sono cresciuti, sia perché è aumentata la precarietà e il lavoro grigio, sia perché con la crisi anche parte degli operai specializzati e degli impiegati di prima fascia hanno visto il costo della vita crescere più dei loro stipendi o sono stati costretti a periodi più o meno lunghi di cassa integrazione.
Se questa è la fotografia reale, proporre un salario minimo legale fosse anche di 9 euro l’ora è sbagliato per molte ragioni e sarà alla lunga anche controproducente.
Prima di tutto perché colpirebbe al cuore ogni politica di rivendicazione salariale oltre il recupero inflattivo ex post, dando un’arma in più a quelle aziende che vogliono CCNL sempre meno autorità salariale e che al massimo sono disposte a parlare di produttività solo in casa propria (peccato che da noi i contratti nazionali coprono quasi il 90% dei lavoratori, mentre i contratti aziendali meno del 18%).
Perché condannerebbe il paese ad ulteriori stagioni di bassi salari e/o di appiattimento delle professionalità (se a “parametro 100” stai a 9 euro e vuoi dare aumenti superiori all’inflazione ex post – che ti comunicheranno – non puoi che prendere altri soldi dai livelli più alti, visto il sano principio che regola ogni trattativa per cui all’impresa interessa il costo contrattuale complessivo di ogni eventuale rinnovo). E quindi non permetterebbe alla fascia mediana dei lavoratori, colpiti dalla crisi, di riprendersi.
Perché non risolverebbe concretamente nessun problema a quei due milioni di lavoratori poveri. Perché le false P.iva (già incentivate dalla tassazione al 15%) non sarebbero ricomprese, perché invece che lavorare 12 ore a 6-7 euro a settimana è molto probabile che il datore possa far lavorare il malcapitato solo 8 ore settimanali a 9 euro. Perché pure se lavori 20 ore a settimana come prima (perché solo quel lavoro hai trovato) sempre a 800 euro lordi stai a fine mese.
Si vuole fare veramente una cosa seria? Di sinistra? Che si basi su una iniezione di giustizia sociale in un’Italia dove le disuguaglianze sono cresciute ed hanno alimentato ulteriormente la crisi economica, sociale e politica?
Si abbia il coraggio di essere Robin Hood fino in fondo: cioè di introdurre una tassa sulle grandi e grandissime ricchezze (qualche volta frutto anche di evasione fiscale tanto per non prenderci in giro) e di finalizzare questo “contributo di solidarietà” ad azzerare (o ridurre man mano che crescono i compensi) il cuneo fiscale a tutti coloro che prendono meno di 1500/1600 euro netti di stipendio.
Si valorizzerebbe il lavoro, si metterebbero soldi freschi in mano a chi li spenderà sicuramente (aiutando i consumi), e soprattutto si risponderebbe con una proposta forte e alternativa a chi va promettendo la flat tax.
Cioè la più micidiale operazione di sottrazione di risorse ai ceti popolari e medi a favore dei ceti alti, dei ricchi, dei ricchissimi.
Insomma a chi propone 9 euro (lordi) per propaganda e non risolverà nessun problema (anzi) e per fare ciò magari è disposto pure a bersi una ruberia sociale come la Flat Tax, dobbiamo rispondere che noi siamo i primi a voler alzare il potere d’acquisto dei lavoratori più poveri, ma lo vogliamo fare seriamente, strutturalmente, da un lato con una contrattazione collettiva, inclusiva e che punti a significativi aumenti salariali, dall’altra andando a prendere i soldi (che ci sono) a chi ce li ha, ha chi ha le mega ville sulla Costa, le Maserati in garage, i panfili a Porto Fino, che conosce gli indirizzi dei paradisi fiscali meglio delle vie di Roma o Milano. Insomma dobbiamo dire chiaramente che noi siamo per Robin Hood e non per lo Sceriffo di Nottingham, neanche quando si mette la calzamaglia verde e si traveste…
Alessandro Genovesi