Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha convocato per mercoledì il tavolo per discutere del futuro della Telecom dopo la decisione dell’azienda di avviare 3.700 licenziamenti entro metà del 2011. Il Diario del Lavoro ha chiesto al segretario confederale della Uil, Paolo Pirani,un parere su questa nuova vertenza che si apre improvvisamente alla vigilia della pausa estiva.
Quale è il suo pensiero sulla scelta dell’azienda?
La decisione della Telecom è una scelta gravissima perché rappresenta un salto di qualità negativo nelle relazioni sindacali che fino a ora erano state, pur con alti e bassi, positive.
Perché la Telecom continua sulla strada dei tagli nonostante i buoni risultati economici?
Negli ultimi anni vi è stata una riduzione dei ricavi per le aziende che operano nel settore Tlc nel nostro paese. La Telecom ha deciso di tagliare gli occupati e i costi pur di mantenere alti i dividendi degli azionisti.
Accanto ai Tagli è stato elaborato un piano industriale capace di riconquistare il terreno perduto?
No, l’azienda ha semplicemente elaborato un piano di riduzione dei costi senza alcuna prospettiva di rilancio per il futuro. Si tratta di un grave errore perché il paese ha bisogno di unìaziende che abbia una strategia sulle reti.
Come Uil quali sono le scelte che chiedete a Telecom?
L’Italia ha bisogno di scelte strategiche. Oggi Telecom pur di mantenere alti i profitti si depotenzia e depotenzia il paese. Serve la volontà di investire sulle reti di nuova generazione che sono indispensabili per il sistema industriale del paese e per la pubblica amministrazione. Ma si deve scegliere su quali di questi nuove reti investire e non lasciare al caso la decisione. Così si corre il rischio, nel migliore dei casi, di avere tanti investimenti non coordinati.
Nella riunione di mercoledì chiederete al governo un piano per le reti?
Certamente sì, non si può lasciare una scelta strategica per l’intera nazione nelle mani di un’azienda privata. Il governo deve sapere guardare al futuro e individuare un tracciato su cui indirizzare gli investitori e la Telecom. Serve per esempio una forte scelta sulle nuove tecnologie su cui puntare. L’Italia deve fare sistema.
Ci sono analogie con i sacrifici chiesti dalla Fiat per salvare Pomigliano?
No, la Fiat chiede sacrifici in cambio di un piano industriale serio, la Telecom attua unilateralmente sacrifici sulla pelle dei lavoratori e del paese per favorire i risultati economici degli azionisti.
Dopo la privatizzazione l’azienda è più forte?
No, il suo perimetro d’azione si è ristretto e il debito è aumentato in modo preoccupante.
Luca Fortis