Il fondo Elliott batte Vivendi in assemblea e si aggiudica la maggioranza del cda di Tim. Una maggioranza che tuttavia conduce la societa’ verso un destino di public company, come osserva immediatamente il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda: “La maggioranza non è di nessuno. Public company. Senza più un singolo azionista di controllo”, scrive Calenda su Twitter. E aggiunge: “E’ importante che diventi una vera public company, che i conflitti di interesse con gli azionisti non la danneggino più e che si acceleri su separazione rete. Monitoreremo con attenzione”.
Parole simili da Fulvio Conti, primo nella lista Elliot, e accreditato come futuro presidente al posto di Arnaud de Puyfontaine: “Ora Tim è una vera public company. Sono soddisfatto”, ha commentato Conti al termine dell’assemblea.
La lista del fondo americano ha ottenuto i voti favorevoli da parte del 49,84% dei presenti contro il 47,18% della lista di Vivendi, primo socio del gruppo di tlc. Gli astenuti sono stati il 2,38%, contrari lo 0,60%. La lista Elliott, tutta eletta, è formata dagli indipendenti Fulvio Conti (gia’ a capo dell’Enel per molti anni) Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi (ex Wind, oggi commissario Alitalia), Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli (ad di Ast Terni) Dante Roscini, Rocco Sabelli (altro ex Alitalia)
Dell’altra lista in assemblea quella di Vivendi che ha il 23,94% del capitale risultano eletti solo 5 che sono Amos Genish, Arnaud de Puyfontaine e come indipendenti Marella Moretti, Michele Valensise (diplomatico di lungo corso, gia’ ambasciatore in Germania e Brasile, nonché segretario generale della Farnesina ) e Giuseppina Capaldo.
Quanto a Elliott, il fondo vincitore ha garantito il ‘’pieno sostegno’’ ad Amos Genish come ad di Tim e “all’intero team di manager ed è totalmente allineata con il suo business plan”. Elliott ora guarda ad un “dialogo costruttivo e ad una ponderata valutazione delle varie proposte per la creazione di valore da parte del board indipendente di Tim e del management di Elliott incluso il ritorno del dividendo al momento appropriato e la valutazione di alternative che riguardino Netco dopo la separazione legale e la conversione delle azioni di risparmio”. “Il nuovo board indipendente di Tim – aggiunge Elliott – può ora considerare queste misure e altre senza l’influenza sporoporzionata di un singolo aziuonista”.
Vivendi ha a sua volta affermato che sara’ ” estremamente vigile affinchè Amos Genish riceva da tutti i consiglieri nominati da Elliott rassicurazione e garanzie che il piano industriale 2018-2020 possa essere realizzato nella sua interezza e coerenza”. Il gruppo francese, principale azionista di Tim con il 23,94% del capitale, ha inoltre ribadito “il suo impegno di essere un investitore di lungo termine”, sottolineando che “prenderà tutte le misure necessarie per preservare il valore della società ed evitare il suo smantellamento”. In precedenza, il portavoce del gruppo aveva infatti affermato: “Nonostante le ultime dichiarazioni di Elliott sul futuro di Tim”, la sua strategia è “sempre quella di smantellare la società.
Da segnalare, inoltre, l’intervento in assemblea del vicesidente di Tim, Franco Bernabè, che presideva l’assemblea odierna, e che al termine delle contro-repliche ha preso la parola per stigmatizzare i toni usati da alcuni piccoli soci nel corso dei loro interventi, in particolare quelli che hanno fatto riferimento alle origine israeliane dell’Ad Amos Genish. “Commenti assolutamente deplorevoli, commenti offensivi con alcune allusioni inaccettabili anche di tipo antisemita che non sono mai stati enunciati in questa assemblea”, ha detto Bernabè, ricevendo l’applauso dell’auditorium.
N.P.