In questi primi mesi del suo dicastero, il ministro dell’Istruzione Valditara non si è certo risparmiato nello scrivere lettere rivolte a scuole e famiglia. In occasione della giornata della libertà, per ricordare la caduta del muro di Berlino e la fine delle atrocità del fascismo. In occasione della giornata delle Forze Armate, per commemorare chi ha difeso i patri confini. Rivolgendosi direttamente alle famiglie, scavalcando il compito orientativo delle scuole, sul percorso futuro di studi da far intraprendere ai propri figli. Eppure la lettera della preside del liceo Da Vinci di Firenze non è proprio andata giù al ministro. Una lettera nella quale – dopo il pestaggio squadrista davanti a un altro liceo fiorentino, il Michelangelo – la dirigente invita gli studenti a riflettere su come atteggiamenti di stampo fascista possano attecchire con poco, mettendo in guardia da chi alza i muri contro colui che viene considerato diverso. Una lettera che Valditara ha definito inappropriata, che alimenta un atteggiamento politicizzato che non dovrebbe avere posto nelle scuole, che descrive un pericolo fascista che in Italia non c’è.
Credo che tutti noi concordiamo sul fatto che oggi un pericolo fascista non si concretizzi con il ritorno dei balilla tra i banchi di scuola, o con una marcia su Roma in stile ventunesimo secolo. È chiaro che oggi il pericolo fascismo non può essere declinato in questi termini. Ma è altrettanto vero che c’è una crisi della rappresentanza molto forte, come testimonia l’elevato astensionismo alle urne, c’è una crisi della politica e forse anche della democrazia stessa.
La replica del ministro, dove prefigura anche possibili provvedimenti nei confronti della preside, definirla fuori luogo è un eufemismo. Quali sono le basi di questi eventuali provvedimenti? L’articolo 21 della Costituzione afferma il diritto di tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero sotto ogni forma. L’insegnamento e la consapevolezza della pericolosità di ogni regime totalitario, l’educazione al rispetto degli altri, all’accoglienza dovrebbero essere elementi apprezzati e non ostacolati dal ministro. Perché Valditara non si è speso in prima persona per condannare il pestaggio squadrista, e non una semplice aggressione, avvenuta davanti al liceo Michelangelo? Perché un ministro dell’Istruzione si sente in dovere di dire che cosa una preside può esprimere? Perché si tende sempre a minimizzare episodi e fatti che hanno, invece, una chiara matrice politica? Perché in questo paese c’è sempre la tentazione di derubricare a normalità un periodo storico, come il ventennio fascista, che tale non è stato?
Tommaso Nutarelli