Tra le ipotesi allo studio per incentivare la previdenza complementare, molto discussa è quella che potrebbe rendere obbligatorio destinare una parte del Tfr ai fondi pensione integrativi. Sul principio sono d’accordo. La previdenza complementare deve essere un impegno per tutti i lavoratori. E’ finita l’epoca in cui l’Inps erogava pensioni generose rispetto ai contributi versati. In futuro ciascuno di noi diventerà responsabile dell’entità della prestazione pensionistica, senza poter contare sui miracoli del sostegno pubblico. Anche per questo sosteniamo “l’operazione verità” della busta arancione e siamo favorevoli ad incentivare la previdenza complementare.
Proiezioni & abbagli
Ma attenzione agli abbagli… sempre in agguato quando si parla di numeri, come rivelano le proiezioni formulate considerando, per il 2016, una retribuzione media annua di 26.500 euro e due diverse ipotesi di destinazione del Tfr, rispettivamente del 25% e del 100%, al netto di altri eventuali contributi individuali o aziendali.
Si è ipotizzato un adeguamento annuo della retribuzione del 2% (sulla base dei criteri adottati da uno dei fondi maggiormente performanti in Italia, dedotte le tasse); la durata del versamento è stata fissata in 30 anni; l’età di pensionamento a 68 anni; gli importi indicati sono considerati al lordo delle trattenute fiscali previste al momento dell’erogazione della prestazione pensionistica complementare*.
Nell’ipotesi di destinare il 25% del Tfr, si accantonano circa 25.100 euro che danno luogo ad una pensione annua lorda di 1.483 euro (114 mensili lorde per 13 mensilità) pari al 3,15% dell’ultimo stipendio percepito.
Nell’ipotesi di destinare il 100% del Tfr, si accantonano circa 100.420 euro che danno luogo ad una pensione annua lorda di 5.930 euro (456 mensili lorde per 13 mensilità) pari al 12,61% dell’ultimo stipendio percepito.
Non avremo trovato la soluzione definitiva dunque perché vale sempre il principio della prestazione correlata al sacrificio.
Rendere obbligatoria la consapevolezza
Allora perché sono d’accordo? Perché vorrei che il tema diventasse argomento di dibattito quotidiano, a partire dalla famiglia, visto che le nuove generazioni devono abituarsi a pianificare il futuro fin dalla giovinezza. Rendere obbligatorio questo micro investimento del Tfr è un passo in avanti per stimolar un ragionamento consapevole e far iniziare questa pianificazione.
L’imposizione potrebbe non piacere e altri potrebbero persino temere che investire nel futuro rallenti i consumi oggi. Ma se non educhiamo gli italiani alla cultura previdenziale, tra pochi anni non sarà minacciata soltanto la nostra economia ma tutta la società civile.
* Si tratta di un’ipotesi “di scuola” perché basata su delle previsioni tendenziali non considera l’impatto negativo derivante da eventuali vuoti contributivi o da una eventuale diminuzione della retribuzione annua lorda percepita, eventi che possono accadere durante la vita lavorativa.