Il XIX congresso della Flaei, il sindacato che rappresenta i lavoratori del comparto elettrico della Cisl, si è chiuso con la riconferma di Amedeo Testa alla guida della categoria. Il segretario generale, in questa intervista al Diario del lavoro, spiega come la chiave per governare la transizione energetica sia attraverso una crescente partecipazione dei lavoratori, che rappresentano il vero valore aggiunto del settore.
Testa quali sono i punti centrali emersi dal vostro congresso?
Dal congresso sono emersi due temi strettamente collegati: quello della transizione energetica e quello della partecipazione. I profondi cambiamenti innescati dalla prima possono essere governati solo attraverso una vera partecipazione dei lavoratori nelle decisioni di politica industriale.
Eppure il suo sindacato rappresenta un settore nel quale già ci sono relazioni industriali di qualità.
Questo è vero, ma non significa che non si possa e non si debba intensificare la dimensione partecipativa dei lavoratori in una fase così delicata. La partecipazione fa parte del dna della Cisl, e il ruolo e il peso del sindacato si valuta dalla qualità della contrattazione che riesce a produrre. Dobbiamo capire che nel nostro settore, dove si eroga un servizio di interesse pubblico, il vero valore aggiunto sono i lavoratori. Sono loro che fanno il bene delle imprese perché sanno che se la propria azienda fallisce, passano i guai seri. Non ha PIÙ alcun senso consultare il sindacato quando ormai le decisioni sono state prese. È questo il senso del patto sociale lanciato dal nostro segretario generale, Luigi Sbarra, al livello nazionale. Un confronto permanente tra politica e sindacato.
Che prospettive ci sono per la transizione energetica?
Le ripercussioni del conflitto in Ucraina sono un ostacolo non da poco per la transizione. L’Italia, inoltre, ha compiuto gravi errori in fatto di politica energetica. Errori per noi difficilmente riparabili.
Quali errori?
Abbiamo deciso di abbandonare il nucleare. Agli inizi degli anni 2000 c’è stata una corsa verso una liberalizzazione che è risultata essere del tutto sbagliata. per quanto riguarda le bollette elettriche non c’è stata una sensibile riduzione dei prezzi così come è avvenuto in altri settori. La scelta tra un fornitore e l’altro, in termini di risparmio per le tasche degli italiani, non è così preponderante. Lo dimostra il fatto che le famiglie non sono così propense a cambiare fornitore così frequentemente. Anche la strada di puntare su un efficientamento delle imprese, attraverso una riduzione del personale e un conseguente impoverimento delle competenze, è stata sbagliata perché il costo del lavoro, nel nostro settore, incide pochissimo. Quando è stato deciso l’abbandono del carbone c’è stato un conseguente spostamento e riposizionamento di molte risorse umane, decisione che a suo tempo abbiamo avversato con molta forza. ora, che per necessità, purtroppo, dobbiamo ritornare a un uso più intensivo del carbone, non abbiamo il personale necessario per far funzionare le centrali nel modo opportuno e alla massima efficienza. Nel nostro settore abbiamo bisogno di professionalità altamente qualificate, che non sempre si riescono a reperire.
Come possiamo ovviare in parte a questi errori?
Dobbiamo capire che il nostro paese, per la sua scarsità di fonti energetiche e materie prime, è destinato a una dipendenza permanente e strutturale. Ovviamente con una politica energetica lungimirante, capace di dare una visione al nostro sistema produttivo, avremmo potuto rendere questa dipendenza meno stringente. La decisione di incrementare la fornitura di gas russo ora si sta rivelando un boomerang estremamente pericoloso per la nostra economia. Una maggiore diversificazione dei fornitori è una strada corretta da percorrere. Dobbiamo comunque ricordarci che i paesi dell’Africa e del medio oriente, ai quali ci stiamo rivolgendo, non garantiscono una solida stabilità politica. Possiamo inoltre estrarre più gas dai nostri giacimenti, cosa più che auspicabile, anche se non sarebbe sufficiente per garantirci l’autonomia energetica che desideriamo.
Dalle rinnovabili che aiuto possiamo ricevere?
Le rinnovabili sono, ovviamente, il futuro, ma un futuro che non è dietro la porta. Tuttavia non possono essere, e questo noi lo abbiamo sempre ripetuto, la soluzione a tutti i nostri mali. L’Italia, negli ultimi anni, ha investito circa 250 miliardi di euro su questo fronte. Si tratta di una cifra molto più alta rispetto ai nostri partner europei, eppure ancora non si vedono benefici così significativi, anche sul versante degli aumenti di posti di lavoro. e, va detto anche questo, le rinnovabili non ha no aiutato ad abbassare il costo delle bollette, tutt’altro.
Tommaso Nutarelli