A che punto siamo della transizione energetica? In questa intervista al Diario del lavoro il segretario generale della Flaei, il sindacato degli elettrici della Cisl, Amedeo Testa delinea lo stato dell’arte della situazione. Dalla politica, afferma Testa, si assiste a un dibattito superficiale, mentre le relazioni industriali dimostrano maggiore maturità e competenza, anche se bisogna arrivare a una piena attuazione della partecipazione dei lavoratori.
Testa si parla molto della transizione energetica, ma a che punto è, veramente, il nostro paese?
L’Italia deve fare i conti con una carenza fisiologica di materie prime, carbone e petrolio. Abbiamo poco gas, e quel poco non lo utilizziamo pienamente. Inoltre siamo l’unico paese delle economie del G20 a non poter contare sul nucleare. A tutto questo si deve aggiungere che il dibattito pubblico e politico sulla transizione energetica viene condotto in maniera superficiale, e si da poco ascolto agli esperti e alle parti sociali di categoria che hanno il vero polso della situazione.
Qual è il vero apporto delle rinnovabili?
È giusto investire sulle rinnovabili, tuttavia bisogna capire a che punto del guado siamo e quali ostacoli si prospettano. Gli obiettivi al 2030 fissati dal PNRR, che prevedono 70 gigawatt prodotti dalle rinnovabili, sono irraggiungibili. Lega Ambiente ha calcolato che questo obiettivo, proseguendo con il ritmo attuale di installazione degli impianti, può essere raggiunto in 114 anni! Inoltre le rinnovabili richiedono una revisione di tutte le infrastrutture presenti, e questo implica un lavoro di oltre trent’anni. Le rinnovabili sono poi fonti energetiche discontinue, molto costose e che ci espongono a una dipendenza forse ancora maggiore del gas, perché le terre rare e i materiali che servono per produrre, ad esempio, un pannello fotovoltaico o una batteria di accumulo, si trovano in Cina e in Africa, dove comunque l’influenza economica cinese è molto alta.
Quella del nucleare è un’opzione ormai non praticabile dall’Italia, oppure può essere ancora realizzata?
Il nostro paese prima del referendum dell’87 era all’avanguardia sul nucleare. Quando abbiamo deciso di abbandonarlo sono state perse molte competenze su questa tecnologia. Tuttavia non credo che l’opzione del nucleare debba essere abbandonata troppo rapidamente dalla politica, visto che le scelte energetiche si pianificano nel lungo periodo. Solo per fare un esempio, la Cina pensando alla copertura dei propri fabbisogni energetici, punta esclusivamente, nel lungo periodo, su rinnovabili e nucleare.
Come procede il confronto con la politica sulla transizione energetica?
Noi della Flaei è da molto tempo che puntiamo l’attenzione sulla questione della transizione energetica, ben prima che diventasse così presente nel dibattito. Alla politica abbiamo proposto la creazione di una cabina di regia, ricevendo poca attenzione. È apprezzabile che il nuovo Governo abbia definito il ministero dell’Ambiente anche della Sicurezza Energetica, perché quando si parla di energia si tocca la sicurezza e l’autonomia di un paese. Bisogna vedere se dal nome ora si passa a un dialogo molto più serio e strutturato. Deve essere assolutamente chiaro un concetto: senza sicurezza energetica non ci può essere libertà.
Che contributo stanno dando le relazioni industriali?
Nel nostro settore sono molto positive. Siamo ben presenti all’interno delle aziende, ma per arrivare a una piena governance della transizione energetica bisogna veramente spingere sul tema della partecipazione. Con Enel e successivamente nel contratto del settore elettrico abbiamo sottoscritto lo Statuto della persona, consapevoli che la fase che stiamo vivendo porterà dei profondi cambiamenti, positivi e negativi, e che per governarli saranno centrali le relazioni industriali, mettendo al centro il benessere della persona all’interno del contesto aziendale. Questo si esplica anche grazie a una partecipazione alta, che renda i lavoratori attivi nelle scelte strategiche delle aziende prima che esse vengano assunte. È un punto che abbiamo messo nero su bianco, durante i nostri recenti congressi come Cisl e come Flaei, ma che ora dobbiamo attuare, come farò presente a Enel il prossimo 22 dicembre quando verrà presentato alle organizzazioni sindacali il nuovo piano industriale.
Tommaso Nutarelli