“Le Telecomunicazioni sono strategiche per avviare un ciclo virtuoso di investimenti, crescita e innovazione del Paese”. Così Stefano Parisi, presidente dell’Asstel, l’associazione della filiera delle tlc aderente a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha dato il via questa mattina a Roma al convegno “Le Telecomunicazioni per l’Italia”.
Il convegno è la prima occasione pubblica di discussione sui temi che uniscono le aziende della filiera delle telecomunicazioni e i sindacati.
Al governo le parti sociali non hanno chiesto soldi, ma l’impegno a realizzare anche in Italia l’Agenda Digitale per la modernizzazione del sistema economico.
“Il settore delle tlc, ha sottolineato Parisi, sta vivendo una fase di forte sofferenza in termini di riduzione di ricavi e margini e di calo occupazionale, ma ha davanti a sé anche la necessità ineludibile di realizzare uno straordinario volume d’investimenti per tenere le proprie reti tecnologiche al passo con il costante aumento dei volumi di traffico e l’evoluzione dei servizi.” “Ciò significa, ha proseguito, che anche in Italia, a partire dal rilancio degli investimenti delle imprese di tlc, si sta creando una grande concreta occasione per realizzare un modello virtuoso di sviluppo tecnologico, offerta di nuovi servizi, espansione della domanda d’innovazione, apertura di nuovi indotti”. Un modello che, a suo avviso, può contribuire ad affrontare molti nodi strutturali dell’economia italiana: la produttività del sistema economico, l’efficienza dei servizi e delle amministrazioni pubbliche, la trasparenza nelle transazioni economiche. Perciò, ha ribadito, è fondamentale che si comprenda la rilevanza strategica del settore per lo sviluppo del Paese, così come sta accadendo in Ue e nei principali paesi industrializzati.
Il settore ha fatto molto per il Paese, ha ricordato Parisi, e continuerà a farlo, attraverso un mercato tra i più dinamici e concorrenziali, che ha contribuito in modo consistente alla riduzione dell’inflazione, ha attratto ingenti investimenti esteri e nazionali, assicurato un forte contributo all’erario, sviluppato un nuovo indotto di servizi in outsourcing.
I sindacati di categoria, Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uil hanno sottolineato l’importanza dell’accordo sul rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni. L’intesa ha introdotto un modello innovativo di relazioni industriali negoziali e partecipative esteso all’intera filiera delle tlc, che ha già permesso di raggiungere importanti risultati. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto al governo investimenti per fronteggiare la crisi producendo sviluppo, ma soprattutto un intervento correttivo del sistema pubblico. A loro giudizio non si può parlare di produttività se mancano le infrastrutture. Altro tema caldo è la trasparenza della pubblica amministrazione.
Le imprese di tlc sono pronte a fare la loro parte con nuovi investimenti sullo sviluppo delle reti e dei nuovi servizi.
“E’ auspicabile avviare una revisione dei limiti delle emissioni elettromagnetiche imposti all’Italia che hanno un impatto negativo sullo sviluppo della rete mobile e penalizzano gli operatori italiani nel confronto internazionale”, ha detto Franco Bernabé, amministratore delegato di Telecom Italia, ricordando che nel paese il limite é di 6 volt al metro, contro 60 volt al metro dell’Europa.
Il governo, rappresentato dai ministri Sacconi, Romani e Brunetta, ha ascoltato le richieste delle parti sociali.
In particolare Brunetta ha affermato che il problema non è di banda, né d’investimenti, ma è un problema culturale, di domanda. Il ministro ha fatto l’esempio dei certificati medici on-line, che se applicati regolarmente ottimizzerebbero non solo il welfare ma anche la spesa dell’Inps, bloccati dal sindacato e dall’ordine dei medici per un problema di adeguamento culturale al certificato digitale. Per il ministro è necessario intervenire sull’innovazione culturale del paese perché regole obsolete, comportamenti conservatori, cattiva burocrazia e un sistema di relazioni sindacali che ostacola invece di aiutare, non contribuiscono alla crescita del paese.
Il ministro dello Sviluppo economico Romani ha sostenuto che la velocità della domanda dipende anche dall’offerta. Ha ribadito la sensibilità del governo alle necessità del settore, proponendo di investire parte delle risorse, che si otterranno vendendo all’asta le frequenze, sul rilancio delle telecomunicazioni.
A chiudere il convegno l’intervento della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Le telecomunicazioni, a suo avviso, sono un settore “essenziale per l’economia italiana, un driver di crescita, di innovazione e occupazione” che non va appesantito con “fardelli e costi che non c’entrano con il settore. E’ necessario, secondo la presidente degli industriali, una “visione strategica di lungo periodo” per un settore che può diventare l’esempio di modello di sviluppo economico. Punto fondamentale, dice, non é tanto la richiesta di risorse pubbliche, che sono poche, ma di avere regole chiare, certe e condivise. Il settore tlc, ha sottolineato Marcegaglia, infatti non chiede “soldi, ma regole nuove”. La presidente di Confindustria ha ricordato che nel settore sono state fatte liberalizzazioni “in modo intelligente e serio” e ciò ha “attratto investimenti dall’estero, ha abbassato i prezzi, portato occupazione di qualità e un alto valore di sviluppo”. Il rigore dei conti pubblici, ha ribadito Marcegaglia, “non si discute, i soldi non ci sono, sono pochissimi ma qualcosa va fatto e occorre concentrare le risorse su pochi capitoli”, come ad esempio le tlc, perché é uno dei settori migliori dove coniugare rigore e sviluppo. (FRN)