“L’accordo firmato da AssoDelivery e UGL entrato in vigore lo scorso 3 novembre è il primo CCNL del lavoro autonomo tramite piattaforma in Italia e in Europa che riconosce diritti esigibili e concreti ai lavoratori del food delivery. Un traguardo storico che introduce una disciplina a tutela di una categoria finora dimenticata. Al momento non esistono altri contratti possibili, tantomeno ipotesi di revisione. Quello dei rider e del food delivery è un settore merceologico distinto da altre categorie produttive consolidate. Ogni tentativo di assimilarlo alla logistica, o ad altri contratti, è quindi privo di fondamento, sia sociale che giuridico.”
Così Vincenzo Abbrescia, Segretario Nazionale UGL Rider, al tavolo convocato al Ministero del lavoro sui rider, a cui hanno preso parte Assodelivery e le organizzazioni sindacali.Quanto all’ annuncio di Just Eat di procedere all’assunzione dei ciclofattorini, prosegue Abbrescia, “è interessante ma vogliamo capire meglio. Per ora non c’è nulla di concreto, solo promesse contraddittorie.” Secondo Abbrescia, restano alcuni interrogativi: “Saranno assunti tutti i 3000 rider che collaborano con la piattaforma o solo una parte? Con quali salari? Con quale contratto collettivo? Potranno scegliere gli orari di lavoro? Potranno rifiutare gli ordini? Gli studenti avranno l’autonomia necessaria per proseguire gli studi? Chi lo faceva come secondo lavoro potrà continuare a fare due lavori o dovrà rinunciarvi?”
Stante la natura essenzialmente autonoma della prestazione – prosegue Abbrescia – “sono gli stessi rider a chiedere di mantenere la flessibilità lavorativa tipica di tale professione che verrebbe meno con la subordinazione. Siamo dunque orgogliosi di aver garantito tutele minime obbligatorie quali un corrispettivo minimo per ogni ora lavorata, indennità per lavoro in orario notturno, un incentivo minimo orario garantito per un periodo di quattro mesi in caso di apertura del servizio in una nuova zona, a cui si aggiunge l’impegno delle parti datoriali a contrastare il fenomeno del caporalato. Al di là delle polemiche strumentali e meramente ideologiche – conclude il sindacalista – si tratta di un passo avanti significativo a beneficio di tutti i lavoratori del settore”.
Infine, Abbrescia sottolinea: ”dispiace che ci si stia concentrando soltanto su AssoDelivery quando esistono molti altri soggetti di cui non abbiamo notizia: occorre porre maggiore attenzione ai casi in cui il rischio sfruttamento è più elevato, e mi riferisco a quelle piattaforme che operano al di fuori di AssoDelivery, in assenza di controlli. Non sappiamo infatti come si sono comportate queste diverse realtà rispetto alla scadenza del 3 novembre 2020, termine fissato dalla Legge 128 del 2019.”