La giornata dedicata alla disabilità meriterebbe una attenta analisi della situazione confusa dei fondi destinati alle persone diversamente abili, ma non avendo la possibilità di dilungarmi, in questa riflessione affrontiamo tre aspetti fondamentali. La disabilità sul luogo di lavoro, i vari fondi stanziati e in particolare il Fondo per i caregivers frantumato in voci diverse dopo la sua istituzione avvenuta in legge di bilancio 2017 e bloccato per ben 3 anni. Sul lavoro ricordiamo che La legge 68/1999 ha compiuto 21 anni. I numeri descrivono una situazione ancora troppo problematica. Il dato eclatante sono i 145mila posti di lavoro scoperti e il 33% di inadempienze della Pubblica Amministrazione, e un tema cruciale rimane la formazione professionale perché i tirocini formativi rischiano di essere non la porta di accesso al mondo del lavoro ma una “porta girevole” in cui i giovani con disabilità restano per sempre. La legge promuove l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro attraverso il “collocamento mirato”. Sarebbe stata un’ottima legge, innovativa, per tanti versi antesignana della stessa Convenzione Onu, poi ulteriormente migliorata con il D.Lgs. 151/2015 (“Jobs Act”). Pertanto con queste legge dovremmo avere nel mondo del lavoro vero, sia nel privato che nel pubblico, una quantità industriale di persone con disabilità che, appunto, grazie al loro ingresso nel mondo del lavoro siano usciti da un percorso meramente assistenziale, acquisendo un ruolo di cittadini attivi e produttivi. Invece non è così. Degna di segnalazione invece, la campagna realizzata dall’INAIL per informare e sensibilizzare datori di lavoro, lavoratori e parti sociali sulle misure messe a disposizione per garantire la continuità lavorativa o l’inserimento in una nuova occupazione del personale con disabilità conseguente ad un infortunio sul lavoro. Le importanti novità normative e regolamentari introdotte lo scorso anno hanno semplificato l’iter di attivazione di questo tipo di interventi, incrementando sia il numero dei progetti personalizzati che l’INAIL ha preso in carico sia le risorse impiegate, che nel 2019 hanno superato i 2,2 milioni di euro. Con la penultima legge di bilancio, è stato incrementato il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili ed è stato istituito un nuovo Fondo per la disabilità e la non autosufficienza, con una dotazione iniziale di 29 milioni fino a 300 nel 2022. Vedremo durante l’anno se si muove qualcosa ma non siamo ottimisti. Riavvolgendo poi il gomitolo dei fondi per la disabilità troviamo un accatastamento di risorse di cui non abbiamo un monitoraggio. Abbiamo per esempio un Fondo per accessibilità e mobilità delle persone con disabilità istituito nella legge di bilancio 2019 (art. 1, commi 489-491 della legge 145/2018) presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in attuazione della legge 18/2009 (recante Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) e in particolare degli articoli 9 e 20 della Convenzione stessa. Il Fondo era destinato alla copertura finanziaria di interventi volti alla innovazione tecnologica delle strutture, contrassegno e segnaletica per la mobilità delle persone con disabilità di cui all’articolo 381 del regolamento di cui al DPR 495/1992. La dotazione del Fondo per il 2019 era pari a 5 milioni di euro. Erano stati previsti successivi decreti annuali volti a definire gli interventi finalizzati alla prevenzione dell’uso indebito del contrassegno di parcheggio per disabili e alla definizione di interventi finalizzati all’innovazione tecnologica delle strutture, contrassegno e segnaletica per la mobilità delle persone con disabilità. Decreti di cui non abbiamo notizie e non emanati. Pertanto residuano sul cap. 7353 dello stato di previsione del MIT i 5 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2019. Così come il Fondo inclusione delle persone sorde e con ipoacusia La legge di bilancio 2019 (art. 1,commi da 456 a 458, legge 145/2018) ha istituito, nello stato di previsione del MEF, un Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia il cui stanziamento è trasferito al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Fondo è finalizzato, tra l’altro, a dare attuazione alla Risoluzione del Parlamento europeo n. 2952 del 23 novembre 2016 sulle lingue dei segni e gli interpreti di lingua dei segni professionisti, ovvero a promuovere la piena ed effettiva inclusione sociale delle persone sorde e con ipoacusia, anche attraverso la realizzazione di progetti sperimentali per la diffusione di servizi di interpretariato in Lingua dei segni italiana (LIS), videointerpretariato a distanza, nonché per favorire l’uso di tecnologie innovative finalizzate all’abbattimento delle barriere alla comunicazione. La dotazione prevista era di 3 milioni per il 2019, 1 milione per il 2020 e 3 milioni per il 2021. La definizione dei criteri e delle modalità per l’utilizzo delle risorse del Fondo doveva essere definita da un decreto del Ministro delegato per le politiche della famiglia e delle disabilità, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e del Lavoro e delle politiche sociali, sentite le altre amministrazioni interessate, nonché la Conferenza unificata. Il decreto non risulta ancora emanato. NeI luglio 2020 è stato pubblicato un Avviso pubblico per il finanziamento di progetti afferenti le politiche di inclusione delle persone sorde e con ipoacusia finalizzato al finanziamento di specifici progetti sperimentali per la diffusione di servizi di interpretariato in lingua dei segni italiana (LIS) e video interpretariato a distanza nonché per favorire l’uso di ogni altra tecnologia finalizzata all’abbattimento delle barriere alla comunicazione. Alla realizzazione dei progetti, era destinato un finanziamento, per gli anni 2019 e 2020, pari a complessivi 4 milioni di euro a valere sul Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia. Non ne sappiamo più nulla.Poi abbiamo il Fondo fantasma per eccellenza : Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. La legge di bilancio 2018 (commi 254-256 della legge 205/2017) ha istituito un Fondo per il sostegno del titolo di cura e di assistenza del caregiver familiare con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020. La legge di bilancio 2019 (art. 1, commi 483-484, della legge 145/2018) ha disposto l’incremento del Fondo di 5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2019-2021. Pertanto, la rimodulazione complessiva della dotazione del Fondo doveva essere di 25 milioni nel 2019 e 2020, e di 5 milioni per il 2021. Le somme residue e non impiegate del Fondo, al termine di ciascun esercizio finanziario, dovranno essere versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al medesimo Fondo. Dovevano poi essere sviluppati interventi legislativi per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del prestatore di cure familiare. Tali interventi legislativi non sono stati finora approvati, di conseguenza, presumibilmente, le risorse del Fondo per il 2018 non sono state utilizzate. Il 16 ottobre 2020, in sede di Conferenza Unificata, è stato espresso il parere favorevole sul decreto di riparto del “Fondo per il sostegno e il ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare”. Il decreto di riparto prevede che le risorse siano destinate alle Regioni che le utilizzano per interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare, secondo i seguenti criteri e priorità: ai caregiver di persone in condizione di disabilità gravissima ( da notare che non esiste la formula gravissimi nel Riparto delle risorse finanziarie del Fondo nazionale per le non autosufficienze, anno 2016); ai caregiver di coloro che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali comprovata da idonea documentazione; a programmi di accompagnamento finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver con la persona assistita. Complessivamente, le risorse che le regioni destineranno ai comuni e agli ambiti territoriali per gli interventi, ammontano a euro 68.314.662, così suddivisi: 2018 – 20.000.000 2019 – 24.457.899 2020 – 23.856.763. Il Dipartimento per le politiche della famiglia provvederà – si promette – a monitorare la realizzazione degli interventi finanziati. Però e però il decreto legge 86/2018, di riordino delle competenze dei ministeri, ha disposto il trasferimento della dotazione del Fondo caregiver dallo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri. Se nella normativa previgente, il Fondo era finalizzato a sostenere gli interventi legislativi per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del prestatore di cure familiare, il decreto legge 86/2018, ha invece previsto che la dotazione del Fondo (confermata in 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018-2020) sia destinata ad interventi in materia, adottati secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio, ovvero del Ministro delegato per la famiglia e le disabilità, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la Conferenza unificata. Resta ferma la nozione di caregiver familiare posta dall’art. 1, comma 255, della legge di bilancio 2018 ( legge 205/2017). Più precisamente, la norma definisce il caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 76/2016, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, in presenza di un handicap grave, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sè, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata , o sia titolare di indennità di accompagnamento. A tutt’oggi i cargivers sono privi di qualsiasi sostegno e intervento attraverso questo Fondo fantasma. Il Presidente Conte ha tenuto e avocato a sé la delega ma non la sta esercitando su tutto il versante disabilità. Questo è un fatto non un’opinione.
Alessandra Servidori