Nel 2023 il Mezzogiorno sarà in recessione con un Pil che si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%.
È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2022 presentato oggi alla Camera dei deputati.
Gli shock legati alla guerra hanno cambiato il segno delle dinamiche globali “interrompendo il percorso di ripresa nazionale coeso tra Nord e Sud”.
Secondo Svimez “gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico intervenuto in corso d`anno, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero riaprire la forbice di crescita del PIL tra Nord e Sud”. Secondo le stime del rapporto, il PIL dovrebbe crescere del +3,8% a scala nazionale nel 2022, con il Mezzogiorno (+2,9%) distanziato di oltre un punto percentuale dal Centro-Nord (+4,0%).
Cresce, inoltre, in Italia il fenomeno del lavoro povero. Nel 2021 gli occupati dipendenti extragricoli privati con bassa retribuzione (inferiore a 10.700 euro) sono 3,2 milioni.
In particolare, si legge nel rapporto, si tratta di 2,1 milioni di lavoratori al Centro-Nord (il 18% degli occupati) e 1,1 milioni al Sud che rappresentano però ben il 34,3% degli occupati nel Mezzogiorno.
“Dalla crisi del 2008” sottolinea Svimez “il progressivo peggioramento della qualità del lavoro, con la diffusione di lavori precari ha portato ad una forte crescita dei lavoratori a basso reddito (working poor), a rischio povertà”.
Contestualmente, prosegue il rapporto “ha assunto valori patologici in Italia e specialmente nel Mezzogiorno il part-time involontario” dove arriva al 77,5% degli occupati contro il 54,7% del Centro-Nord.
tn