“Inaccettabile”: è questo il giudizio espresso oggi dai sindacati per ciò che riguarda la ricaduta occupazionale dei piani presentati dalle due cordate che si sono fin qui contese il gruppo Ilva. Per la giornata di oggi, infatti, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, aveva convocato le organizzazioni sindacali. Scopo dell’incontro, almeno sulla carta, era quello di illustrare ai rappresentanti dei lavoratori le offerte delle due cordate nonché i motivi che, a fine della settimana scorsa, hanno portato i commissari straordinari a preferire quella presentata da Am Investco Italy, capeggiata dal gigante franco-indiano dell’acciaio, Arcelor Mittal, e cui partecipano il gruppo Marcegaglia e Intesa Sanpaolo, rispetto a quella avanzata da Acciaitalia, capeggiata dal gruppo indiano Jindal con la partecipazione del gruppo Arvedi, della Delfin di Leonardo Del Vecchio e di Cassa Depositi e Prestiti.
L’incontro, che si è svolto presso la sede del Mise all’angolo tra via Veneto e via Molise, ha avuto effettivamente inizio poco prima dell’una e si è concluso verso le ore 15:00. Un tempo forse troppo breve per affrontare compiutamente una materia così complessa come quella che riguarda il destino del gruppo Ilva, proprietario del maggiore stabilimento siderurgico europeo, quello insediato a Taranto. Di ciò si è lamentata in particolare la Fiom che, in un comunicato congiunto con la Cgil emesso a metà pomeriggio, ha definito l’incontro “deludente”, sottolineando che, nel corso della riunione, non sono state spiegate ai sindacati “le ragioni per le quali i commissari hanno individuato come migliore l’offerta di Am Investco”; e ciò in conseguenza del fatto che non è stata presentata “una comparazione che illustrasse punto per punto le differenze fra i due piani”, sia per ciò che riguarda “la produzione”, sia per ciò che riguarda “risanamento ambientale, investimenti e aspetti economico-finanziari”.
Non per caso, dunque, il ministro Calenda ha aggiornato l’incontro a giovedì 1° giugno; una giornata in cui il confronto tra sindacati e Governo dovrebbe potersi svolgere avendo a disposizione tempi più lunghi.
Per oggi, intanto, quello che è emerso con sufficiente nettezza sono, come detto, gli aspetti occupazionali dei due piani. E nel giudicare tali aspetti i maggiori sindacati della categoria dei metalmeccanici hanno usato la stessa parola. “Riteniamo inaccettabile la ricaduta occupazionale prevista dai piani presentati per l’Ilva”, ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. “Il conto presentato sull’occupazione è inaccettabile”, ha ripetuto Marco Bentivogli, leader della Fim-Cisl. Aggiungendo subito dopo che “bisogna far capire a chi intende comprare” l’Ilva che “l’occupazione va salvaguardata”. E anche Maurizio Landini, a nome della Fiom-Cgil, l’organizzazione da lui guidata, ha scandito che “per noi una riduzione così forte dell’occupazione è inaccettabile”.
Vediamo dunque quali sono queste previsioni occupazionali che hanno lasciato così insoddisfatti i sindacati. Al termine dell’incontro, in un’improvvisata conferenza stampa svoltasi sugli scalini del ministero, all’ingresso di via Veneto, i dirigenti dei tre sindacati hanno innanzitutto ricordato che oggi, in Italia, il gruppo Ilva impiega 14.200 dipendenti. Dopodiché, hanno riferito ai cronisti presenti ciò che era stato loro comunicato nel corso dell’incontro.
Acciaitalia, col suo piano, si è impegnata a dare lavoro, dal 2018, a 7.800 dipendenti, con un saldo negativo iniziale di – 6.400 lavoratori. Tale saldo dovrebbe però ridursi a – 3.400 entro il 2024, anno in cui gli addetti riassorbirti dall’attività produttiva dovrebbero ammontare a 10.800.
AM Investco, invece, si propone di riassorbire, a partire dal 2018, una cifra di lavoratori più alta di Acciaitalia, e cioè 9.400, con un saldo negativo iniziale necessariamente più basso (- 4.800). Questo saldo negativo sarebbe però destinato a crescere, entro il 2024, fino a – 5.700 addetti, a fronte di un’occupazione ridotta, a regime, a soli 8.400 lavoratori.
Considerando queste cifre, le preoccupazioni sindacali appaiono sicuramente motivate. Ma non si creda che si riferiscano solo all’occupazione. Come infatti ha sottolineato Maurizio Landini, in siderurgia, per motivi tecnologici, a un dato organico corrispondono, in termini abbastanza rigidi, date quantità produttive. In altre parole, nelle cifre sopra riportate i sindacati non vedono solo notizie negative per ciò che riguarda l’occupazione, ma anche per ciò che riguarda le prospettive produttive. E qui va detto che queste preoccupazioni che potremmo definire industriali sono state probabilmente corroborate da un’altra informazione che è emersa nel corso dell’incontro odierno. Si tratta del fatto che la cordata preferita dai Commissari straordinari, e cioè AM Investco, progetta di usare, in prospettiva, anche dei semilavorati prodotti dal gruppo Arcelor Mittal in altri paesi invece che, direttamente, nei suoi futuri stabilimenti italiani. Il che potrebbe implicare la rinuncia a utilizzare appieno la possibile capacità produttiva di tali stabilimenti.
A questo punto è necessario dire due parole sul percorso in cui si inscrive l’incontro odierno. I Commissari straordinari hanno terminato l’esame delle proposte ricevute di acquisto dell’Ilva, esprimendo, come detto, una preferenza per quella formulata da AM Investco. L’incontro odierno tra Governo e sindacati, cui hanno partecipato anche gli stessi commissari, ha avuto ancora un carattere informale, e lo stesso vale per quello programmato per giovedì 1° giugno.
Dopo questa prima parte del confronto fra Esecutivo e sindacati, il Ministro dello Sviluppo Economico dovrebbe emettere un decreto con cui aggiudicherà l’Ilva in amministrazione straordinaria alla cordata vincente. E’ solo a questo punto che, mentre l’Autorità antitrust dell’Unione europea esaminerà le eventuali conseguenze del progettato acquisto, inizierà il negoziato vero e proprio con i sindacati. Il parere di questi ultimi, infatti, è vincolante per ciò che riguarda livelli occupazionali e retribuzioni.
Già da oggi si può dire che questo negoziato si presenta come particolarmente complesso. Per adesso, al ministro Calenda va riconosciuto il merito di averlo avviato in termini formalmente corretti. Dopo le indiscrezioni stampa diffuse nella giornata di venerdì 26 marzo, il Ministero dello Sviluppo economico è stato infatti pronto a ricordare che, prima di assumere qualsiasi decisione circa l’aggiudicazione della gara per l’acquisto dell’Ilva, si sarebbe prima confrontato con i sindacati. I quali hanno risposto inviando oggi al Mise delegazioni allargate a rappresentanti delle segreterie delle tre maggiori confederazioni: Colla per la Cgil, Farina per la Cisl e Bocchi per la Uil.
@Fernando_Liuzzi