Pianificare. È questa la parola d’ordine che Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, ripete più spesso. E la pianificazione è proprio ciò che è mancato nella vicenda del superbonus, al centro di un acceso dibattito politico, anche all’interno della stessa maggioranza.
Genovesi perché il superbonus è politicamente così divisivo?
C’è una premessa da fare per comprendere meglio quello che sta accadendo.
Quale?
Il superbonus è stato indubbiamente una misura che ha gravato sulla finanza pubblica, pensato per una fase emergenziale, e che non doveva essere prolungato nel tempo in questo modo. Il sindacato e le associazioni delle imprese hanno più volte chiesto di aprire un tavolo di confronto per rivedere la norma, rimodularla in base al reddito, all’efficienza energetica degli edifici, sulla percentuale di detrazioni. La politica non ci ha ascoltati, e questo è il risultato. Oggi il superbonus è il capro espiatorio di tutti mali, viene strumentalizzato nel dibattito politico, eppure tutti i partiti, compresi Fratelli d’Italia e Lega, hanno votato le proroghe. Verrebbe da dire chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Il governo ha deciso per la retroattività delle rate spalmate non più in 4 ma in 10 anni.
Hanno fatto l’unica cosa che non dovevano fare. Con la retroattività, oltre a sollevare un potenziale tema di costituzionalità e dare forse l’innesco a numerose cause da parte di imprese, condomini e famiglie, fanno venire meno la certezza della norma. E questo è un elemento gravissimo, perché nel contratto per accedere ai benefici del superbonus, che ha delle clausole stabilite per legge, è lo stesso legislatore, che è uno dei contraenti, che si tira indietro e fa venir meno la certezza di queste clausole. Ora quale impresa e quale famiglia si impegneranno ancora per un progetto a lungo termine se poi vengono cambiate le regole del gioco? Con il pasticcio fatto con il superbonus magari il governo pensa di distogliere stampa e opinione pubblica dal fatto che l’economia, nonostante il segno più, zoppica, appesantita dal debito, e che non hanno i soldi per realizzare riforme fiscali promesse molto dispendiose, per allungare una misura giusta come il taglio del cuneo, e che cercano di trovarli ovunque, vendendo anche quote di aziende partecipate.
L’Istat ha di fatto promosso gli effetti del superbonus sull’economia.
Non è un mistero che l’edilizia sia un grande motore per creare ricchezza. Per ogni euro speso se ne generano 3,1 e le costruzioni attivano ben 39 settori produttivi dei 42 definiti dall’Istat. Il punto è capire come si calcolano gli effetti per la finanza pubblica. Su cento miliardi spesi per l’edilizia, non bisogna tener conto solo del ritorno in termini di tasse e iva, ma anche di quanta occupazione è stata generata, quanti contributi hanno prodotto questi nuovi posti di lavoro, qual è stato l’introito in termini di Irpef. E se, per fare un esempio, è cresciuto anche il gettito dell’iva del calcestruzzo, questo deve rientrare nel computo del superbonus. Va detto che avremmo potuto ottenere anche maggiori benefici se avessimo riequilibrato la misura e se i tempi fossero stati meno stretti. C’è stata una corsa delle aziende nell’accaparrarsi le consegne e per portarle a termine nelle tempistiche previste si sono spostati i lavoratori su più cantieri, aumentando le ore e quindi la fatica, ingrossando la scia di sangue degli incidenti mortali. Inoltre sono nate tra le 13 e le 30mila imprese, che di fatto erano scatole vuote in subappalto senza nessun addetto. Tutto questo ha causato anche un’impennata inflazionistica dei costi. Errori che non dobbiamo ripetere con la direttiva per le case green.
Siamo pronti su questo versante?
No. Entro dicembre 2025 dobbiamo presentare un piano per rispettare le scadenze del 2030 e del 2035 e ancora non c’è nulla. Quello che manca è la pianificazione di una politica industriale di filiera. Il cantiere è solo l’ultimo tassello. Ma prima bisogna attrezzare il settore, qualificando le imprese, definendo in anticipo dove si fanno a prendere le materie prime, come si sostituiranno le caldaie a metano, dove si reperiranno i pannelli solari, e via dicendo. Tutte cose che al momento non sono in agenda.
Tommaso Nutarelli