“Alle persone cattive va tutto liscio”. La donna urla al telefonino e camminando esprime con veemente risentimento la convinzione che chi si comporta male viva meglio di chi segue i precetti della rettitudine. Verrebbe da fermarla e chiederle se lei pensa di essere una persona candida e di ispirare tutti i propri comportamenti al rispetto del prossimo. Ma sarebbe inutile, perché la propensione ad essere tanto assolutori con sé stessi quanto giudici inflessibili nei confronti degli altri è insita nella natura umana.
Colpisce però il concetto, diffusissimo, che il perfido di turno la faccia franca mentre il giusto non solo non venga premiato come tale ma spesso incappi in trabocchetti insidiosi. Come dire: chi paga sempre le tasse viene tartassato dal fisco mentre gli evasori sanno bene come eludere le norme, chi viola sistematicamente il codice della strada prende meno multe di colui che si sforza di rispettarlo, chi aiuta per strada una persona in difficoltà finisce con il passare dei guai mentre i prepotenti agiscono con spavalderia. L’immorale, insomma, sa sempre come cavarsela meglio del probo.
Questo senso di un’impunità vincente è vecchio come il cucco ma la pandemia e la crisi economica l’hanno esasperato. La menzogna corre online e le false notizie alimentano uno stravolgimento della realtà, una deformazione cognitiva in base alla quale ad essere buoni c’è tutto da rimettere. Il complottismo e il negazionismo costituiscono la versione politica di tale paranoia psicologica, etica e sociale: i cattivi non sono solo quelli ai quali, come urlava la signora al telefonino, va tutto liscio ma addirittura hanno preso il potere. E impongono regole solo per fare il proprio comodo. Anzi, approfittano del virus per meglio nascondere imbrogli e nequizie.
Deliri. Però i fatti di cronaca non aiutano nell’opera di sanificazione delle menti. Sapere che un’intera caserma dei carabinieri era un luogo di sopraffazione incrina la stima nelle istituzioni e di chi dovrebbe difenderle: lo sceriffo è il bandito travestito. Leggere le intercettazioni sulla spartizione degli incarichi all’interno della magistratura imbratta vieppiù l’imparzialità dei giudici: si fa carriera non con le sentenze equanimi ma per l’appartenenza ad una corrente.
Scoprire che il calciatore uruguaiano Luis Suarez ha superato un esame farsa per diventare cittadino italiano, conferma il detto “due pesi e due misure”: se gli immigrati sanno giocare a pallone e valgono centinaia di milioni, ponti d’oro, anzi ponti falsi, gli altri affoghino. Apprendere che un cardinale, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è sospettato di peculato mette in discussione la finalità e l’uso delle elemosine e delle donazioni alla Chiesa, otto per mille compreso; un danno di immagine devastante. Poi c’è lo stipendio del presidente Inps: guadagnava poco rispetto agli stessi alti funzionari dell’Istituto ma l’aumento, pur giustificato, fa a cazzotti con le ristrettezze dei pensionati e i ritardi della cassaintegrazione: nessun reato ma di sicuro strafottente inopportunità.
È il concetto stesso di fiducia, nei confronti del prossimo e della collettività, ad essere sempre più incrinato. Ma se la furbizia, la menzogna, la frode, l’inganno sembrano vincenti, la convivenza civile diventa impossibile. Il sociologo Antonio Mutti, studioso della materia, ricorda come già le teorie contrattualistiche del XVII e XVIII secolo considerassero “la fiducia un prerequisito essenziale dell’ordine politico e della fondazione del contratto sociale”. Al contrario “la spirale della sfiducia e del sospetto non incentiva la solidarietà e la cooperazione, bensì il conflitto e l’atomizzazione sociale. Può diventare, cioè, una potente forza distruttiva”.
Il meccanismo della fiducia funziona essenzialmente su due canali, uno cognitivo, l’altro emozionale. E se la realtà appare davvero sconcertante, facciamoci guidare dai buoni sentimenti. L’obolo di San Pietro, usiamo questa metafora, ha un valore di cemento unificante della comunità. Anche se il sagrestano rubacchia. Tanto prima o poi lo scoprono.
Marco Cianca