La conferenza stampa è quasi terminata, quando prende la parola Davide Provenzano, Segretario generale della Fim di Torino e del Canavese. Il quale annuncia che poco prima l’Azienda ha comunicato nuove fermate produttive della Maserati di Grugliasco per il corrente mese di ottobre. Fermate che, in due successive tornate, porteranno alla chiusura dello stabilimento piemontese per un totale di due settimane. Insomma, piove sul bagnato.
Stiamo infatti parlando della conferenza stampa tenuta oggi da Ferdinando Uliano, e cioè dal segretario nazionale della Fim-Cisl responsabile per il settore auto. Un appuntamento on line organizzato alla vigilia dell’incontro che i sindacati dei metalmeccanici avranno al Ministero dello Sviluppo economico, lunedì prossimo 11 ottobre, col Governo e con i rappresentanti del Gruppo Stellantis.
Uliano è un uomo misurato, non portato alle drammatizzazioni. Sentirgli dire che, nei primi 9 mesi del 2021, la carenza di semiconduttori ha fatto, nelle fabbriche italiane di Stellantis, “più danni della pandemia”, fa dunque una certa impressione. Ma bisogna prendere atto del fatto che sono parole fondate su dati circostanziati.
Vediamo dunque. Secondo la Fim-Cisl, nei primi 9 mesi del 2021 la produzione realizzata in Italia dal gruppo Stellantis ha segnato una crescita del 14,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Infatti, quest’anno, tra autovetture e furgoni commerciali, sono state prodotte “528.277 unità contro le 462.404 del 2020”. Bisogna però tenere presenti che l’anno scorso è quello che è stato caratterizzato in modo significativo dai blocchi produttivi derivanti dai lockdown effettuati per contenere la diffusione della pandemia da Covid 19.
Se invece i dati della produzione 2021 vengono rapportati a quelli del più recente periodo pre-Covid, e cioè a quelli del 2019 (631.200 veicoli), ci troviamo davanti a un calo produttivo pari a un -16,3%. E quindi, sottolinea la Fim nel suo comunicato odierno, “per la prima volta sono negativi” anche i dati relativi ai “veicoli commerciali”; cosa mai avvenuta “negli ultimi 12 anni”.
Sempre secondo l’analisi della Fim, questa situazione negativa “è in gran parte riconducibile allo stop nelle produzioni determinato dalla mancanza dei semiconduttori”. Una mancanza, ha spiegato Uliano, che colpisce innanzitutto le imprese della componentistica. Queste ultime non sono quindi in grado di fornire ai produttori di autoveicoli quelle componenti che sono loro necessarie.
Ora il fatto è che questa situazione non sta migliorando, come si sperava. Anzi. “La sofferenza riscontrata nei primi 6 mesi del 2021 – scrive la Fim – si è aggravata nell’ultimo trimestre, causando numerosi blocchi produttivi.” Blocchi che colpiscono la produzione “più del lockdown del 2020”.
Questa situazione, a dir poco problematica, è peraltro relativa, nel nostro Paese, all’intero gruppo Stellantis, Sevel compresa. Unica eccezione, il polo torinese dove la produzione della 500e (vettura a trazione elettrica) mantiene dati positivi anche in confronto col 2019. Invece, in questi primi mesi del 2021 le giornate lavorative sono dominuite a Cassino del 38%, a Melfi del 54% e a Pomigliano addirittura del 70%.
Ma va tenuto presente che il cosiddetto shortage, ovvero la carenza, di microchip, ben lungi dall’essere un nostro problema è un fenomeno di proporzioni globali. Basti pensare al fatto che, proprio nel corso della conferenza stampa di cui stiamo parlando, uno dei giornalisti “presenti” (da remoto, ovviamente) ha citato polemiche odierne aperte nei confronti del gruppo Stellantis dai sindacati in Francia e in Germania.
Ma questa è una situazione in cui non si può certo dire “mal comune, mezzo gaudio”. Infatti, le preoccupazioni esternate da Uliano sono tutt’altro che trascurabili. Preoccupazioni che, nell’immediato, riguardano i redditi dei lavoratori, assottigliati da periodi più o meno lunghi passati in Cassa integrazione. Ancora più gravi, però, le preoccupazioni di medio periodo. Uliano ha infatti espresso il timore che Stellantis, data la situazione, possa rinviare gli investimenti relativi ai lanci, già annunciati, di nuovi modelli. Fatto sta che, per fare un esempio, alla Sevel, dove dai 18 turni settimanali si è tornati ai 15, si sono aperti problemi occupazionali riguardanti ben 950 lavoratori.
Nell’immediato, l’intenzione della Fim è dunque quella di cercare, già dall’incontro di lunedì 11, il coinvolgimento del Governo in relazione a queste nuove problematiche affliggenti il settore automotive. Problematiche che, peraltro, si aggiungono alle altre già esistenti in relazione alla cosiddetta transizione ecologica. Tra le soluzioni possibili, quello che, nel gergo industriale, viene definito “accorciamento della filiera”. In parole povere, avviare nel nostro Paese una produzione di microchip quantitativamente, oltre che qualitativamente, rilevante.
Fernando Liuzzi