I livelli produttivi di Stellantis tornano alle origini: ovvero scendono a quelli, bassissimi, del 1956, agli anni immediatamente prima del boom economico e delle autostrade, quando le quattro ruote erano cosa per pochi. E sono poche, infatti, anche le auto prodotte dal gruppo torinese nel 2024: meno di trecentomila, con un crollo del 45%. Anche sommando i furgoni commerciali, che tengono un po’ meglio, si resta ben al di sotto delle 500 mila unità.
È un bilancio disastroso quello tracciato dal report della Fim Cisl sul 2024, e presentato in conferenza stampa a Torino. I dati della produzione in Italia si chiudono negativamente dopo due anni di crescita; segnano un forte dato negativo rispetto all’anno precedente, con una quantità tra autovetture e furgoni commerciali pari a 475.090 unità (-36,8%) contro le 751,384 del 2024. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo, gli autoveicoli con perdite maggiori rispetto ai veicoli commerciali. Precisamente le auto registrano un -45,7% con 283.090 unità. Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette nel 1956. I veicoli commerciali con 192.000 unità (-16,6%) hanno avuto una flessione più contenuta in termini percentuali, anche se in termini di volumi l’impatto è consistente e pari ad oltre 38.000 unità. La riduzione della produzione è stato un continuo peggioramento dall’inizio del 2024, raggiungendo cali produttivi nelle auto dal 21% al 70%.
“Le previsioni negative che avevamo stimato negli ultimi due report trimestrali purtroppo hanno avuto un riscontro con la realtà consuntivata a fine anno, con un aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori sociali e di chiusure anticipate di fine anno, coinvolgendo quasi 20mila lavoratori”, ha detto il leader della Fim, Ferdinando Uliano, presentando i dati.
Il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philipe Imparato, nell’incontro del 17 dicembre al ministero delle imprese e del made in Italy ha confermato che “la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025 – ha ricordato Uliano – in quanto i nuovi lanci produttivi nel corso dell’anno di Melfi, Cassino e Mirafiori impatteranno nel 2026, dove ipotizzano di raggiungere le produzioni di 750.000 unità riscontrate nel 2023. Il gruppo conferma obiettivo di un milione di veicoli entro il 2030, ma lo subordina alle risposte del mercato. Stellantis ha ribadito per quest’anno 2 miliardi di investimenti e con 6 miliardi di acquisti ai fornitori italiani e soprattutto con un comportamento e un’attenzione più responsabile. E’ sicuramente un cambio di impostazione, con un piano di investimenti aggiuntivo al precedente”.
Al piano industriale precedente “da noi giudicato insufficiente – ha affermato Uliano – hanno aggiunto la nuova piattaforma small con i due nuovi modelli compatti a Pomigliano dal 2028. La nuova 500e a Mirafiori in aggiunta alla 500 ibrida. Vengono ibridizzate le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e 2026 a Melfi, portando l’offerta a 7 modelli. E’ stato annunciato ad Atessa la nuova gamma large sui veicoli commerciali. A Cassino vengono sviluppate anche le versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia e in aggiunta un nuovo modello top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena verrà lanciata la collaborazione con Motor Valley per il lancio del progetto alto di gamma. Mancano ancora risposte importanti sulla Gigafactory e sul rilancio di Maserati e altri aspetti che abbiamo richiesto di approfondire necessariamente nei prossimi mesi con Stellantis e Governo”.
L’unico spiraglio di speranza, per i sindacati, sta proprio nel cambio di rotta avvenuto con l’avvicendamento tra Tavares e Imparato al vertice di Stellantis: nell’incontro del 17 dicembre al Mimit, spiega Uliano, il gruppo si presentato con “una impostazione diversa, integrando il piano industriale con nuove decisioni e investimenti, cogliendo alcune richieste poste dalle organizzazioni sindacali, dalle aziende della componentistica e dalle istituzioni”. Ovviamente, ora occorre “verificare il rispetto degli impegni annunciati e avere i riscontri concreti alle questioni che sono state poste, ma che non hanno avuto ancora risposte a partire da Gigafactory e Maserati”.
Uliano ha ricordato che “abbiamo posto la necessità a Governo e Stellantis di procedere successivamente nei prossimi mesi con approfondimenti e verifiche puntuali stabilimento per stabilimento ente per ente”. Nei vari incontri con azienda e istituzioni “abbiamo chiesto che oltre alle richieste specifiche sulle allocazioni di nuove produzioni negli stabilimenti e i volumi delle future produzioni è necessario avere garanzie sulle funzioni di ricerca e sviluppo assegnate al nostro Paese e sulle forniture relative all’indotto e alla componentistica degli stabilimenti italiani – ha concluso Uliano – ci è stato assicurato dal ministro del Lavoro che con appositi provvedimenti si doteranno di ammortizzatori gli stabilimenti che sono in fase di esaurimento, in modo da evitare licenziamenti”.
Intanto, vanno segnalati due appuntamenti in agenda: il 7 gennaio al Mimit, per definire la crisi della De Vizia, l’azienda che ha l’appalto di servizi e pulizie presso il sito di Cassino di Stellantis. Il 31 dicembre scorso è stata prorogata di un mese la commessa per scongiurare i licenziamenti che sarebbero scattati il 7 gennaio. Sono stati convocati le organizzazioni sindacali, rappresentanti di Stellantis, dell’azienda De Vizia e del Ministero del Lavoro.
Il 5 febbraio, invece, a Bruxelles, si svolgerà la giornata di protesta internazionale organizzata da IndustriAll Europe per chiedere all’Ue soluzioni per l’automotive, a cui parteciperanno le rappresentanze dei sindacati di tutta Europa coinvolti nella crisi.
NP