Lunedì mattina, la Fim-Cisl ha presentato, a Torino, il suo ormai consueto rapporto semestrale sulla situazione produttiva e occupazionale degli stabilimenti italiani di quello che è stato il gruppo Fca e che – dal gennaio dell’anno scorso, dopo la fusione con la francese Psa – è ormai il gruppo Stellantis.
La presentazione è avvenuta nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede Fim di via madama Cristina e cui hanno partecipato Ferdinando Uliano, segretario nazionale e responsabile automotive della stessa Fim, e Davide Provenzano, segretario generale della Fim di Torino.
Come ci si poteva aspettare, nel rapporto c’erano più ombre che luci. E ciò a causa dei diversi e gravosi problemi che, in questo periodo, stanno travagliando l’intera industria dell’auto. Problemi che vanno dalle conseguenze dei lockdown con cui si è reagito, a partire dal 2020, all’epidemia globale da Covid-19 (vedi alla voce: carenza di microchip), ai mille aspetti posti dalla transizione energetica (vedi alla voce: abbandono del motore a combustione interna).
Ma per non cedere subito al pessimismo, cominciamo da qualche buona notizia. O, almeno, da quelle notizie che vengono presentate in termini non negativi dal rapporto Fim. Ci riferiamo al fatto che, nel secondo trimestre dell’anno in corso, sono partite le produzioni, anche nelle versioni ibride, di due nuovi modelli: il Suv Grecale, a marchio Maserati, nello stabilimento di Cassino (Frosinone), e il Suv Tonale, a marchio Alfa Romeo, in quello di Pomigliano d’Arco (Napoli). Per il quarto trimestre 2022 sono poi attesi i lanci di altri due nuovi modelli: la Maserati GT (Gran Turismo) e la Maserati GC (Gran Cabrio), che entreranno in produzione nel cosiddetto Polo Torinese. Ciò a completamento, certo ritardato, degli investimenti previsti, nell’era pre-Covid, dal piano industriale elaborato da Fca per l’Italia in vista del triennio 2019-2021.
Per ciò che riguarda i nuovi modelli, dunque, qualcosa si sta muovendo, nel segmento alto della gamma produttiva. Come si è già mosso, in termini evidentemente positivi, per ciò che riguarda l’ultima nata nella famiglia della mitica Fiat 500, ovvero la Fiat 500 Bev (laddove Bev sta per Battery Electric Vehicle). Infatti, la produzione di questo modello, partita nel citato Polo Torinese nel mese di ottobre del 2020, “si è attestata”, nel 2021, “sulle 53.819 unità”. A ciò va aggiunto che, dal 10 gennaio del corrente anno, la linea della 500 Bev (più confidenzialmente, 500e) “è partita su due turni”, con una produzione che “mediamente oggi si assesta su circa 360 vetture al giorno”. Si tratta, in pratica, di un raddoppio della produzione precedente. Infatti, tale produzione è passata dalle 25.219 autovetture del primo semestre 2021, alle 38.830 del primo semestre 2022, con una crescita del 54%.
Fin qui, le luci. Passiamo adesso alle ombre, che non sono poche e sono anche piuttosto scure. Cominciando da un confronto fra l’anno in corso e quello immediatamente precedente. Secondo il rapporto Fim, nei primi sei mesi del 2022 i dati della produzione relativi agli stabilimenti italiani di Stellantis presentano un risultato “negativo, pari ad una riduzione del -13,7% rispetto al 2021”. Più in dettaglio, “nel primo semestre del 2022 sono state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 351.890 unità, contro le 407.666” dell’analogo periodo del 2021. Ancora: mentre “la produzione di autovetture, pari a 248.990 unità, segna una seppur minima crescita (+2,1%)”, quella relativa ai veicoli commerciali “segna una pesante riduzione”, pari a “-37,2% in termini di volumi”. In termini assoluti, essendo stati prodotti solo 102.900 furgoni, ci si trova davanti a una riduzione “pari a -60.880 veicoli commerciali”.
Passiamo adesso a un confronto più spostato indietro nel tempo. Se i dati relativi al primo semestre 2022 vengono rapportati “al periodo pre-covid, e quindi al 2019”, ci si troverà di fronte a una perdita nei volumi produttivi anche più significativa. Infatti, mettendo insieme auto e veicoli commerciali, ci si trova di fronte a un calo pari a -22,8%, “con le autovetture a -18,8% e i veicoli commerciali a -31,0%”.
Secondo la Fim, la causa di ciò è in gran parte riconducibile alle fermate produttive “determinate dalla mancanza dei semiconduttori e di altri componenti, e – nella prima parte del 2022 – anche dalle difficoltà causate dal fermo dei trasporti”. In particolare, “la carenza di semiconduttori ha iniziato a riscontrarsi in termini di blocchi produttivi già nei primi mesi del 2021, ma si è aggravata pesantemente nella seconda parte del 2021 e continua in maniera molto significativa anche nel primo trimestre 2022”. Secondo la stessa Fim, si può ipotizzare che tale situazione “condizionerà anche l’anno 2023”.
A ciò va poi aggiunto che “le situazioni più pesanti” per ciò che riguarda le perdite nei volumi produttivi sono state riscontrate proprio “nei due stabilimenti” che, all’opposto, fin qui hanno dato “un contributo maggiore” alla “crescita complessiva dei volumi” prodotti. Con un riferimento esplicito alle perdite che, nel primo semestre 2022, sono state riscontrate nello stabilimento auto di Melfi (-17%) e in quello dedicato ai veicoli commerciali noto come Sevel di Atessa (-37,2%).
Passando poi a una visione di più lungo periodo, il rapporto Fim osserva che il 2022, considerando l’andamento di questi primi 6 mesi, si sta configurando come “il quinto anno consecutivo di flessione” per ciò che riguarda le produzioni realizzate nel nostro Paese dal gruppo oggi denominato Stellantis. “Se, nell’arco temporale di quattro anni, 2017-2021, si era perso il 35% della produzione complessiva”, passando da 1.035.454 a 673.475 unità, con la tendenza a un’ulteriore riduzione, riscontrata nei primi 6 mesi del 2022, si rischia di “scendere, su base annua, sotto le 650.000 unità” tra auto e veicoli commerciali (-37% rispetto al 2017). Ciò, in particolare, con una produzione di auto appena sopra le 400.000 unità. Il che comporterebbe un calo pari circa al 40%, sempre rispetto al 2017.
Ed ecco, quindi, il vero e proprio allarme lanciato dalla Fim: “Stimiamo che nel 2022 si perderanno circa 200.000/220.000 vetture rispetto alle potenzialità produttive generate dagli ordini acquisiti”.
E’ evidente che, a questo punto, le preoccupazioni di un sindacato industriale come la Fim-Cisl non possano che essere crescenti. E ciò sia per ciò che riguarda i redditi dei lavoratori attualmente occupati, sia, in prospettiva, per ciò che riguarda l’occupazione.
Rispetto al primo punto, basti pensare che, secondo il rapporto di cui stiamo parlando, “la carenza di semiconduttori caratterizzerà anche gran parte del 2022, determinando una situazione di dissaturazione degli impianti”. “Pertanto – afferma ancora la Fim – sarà necessario garantire una copertura” in relazione a “l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.” Diversamente, incalza la Fim allargando il discorso all’insieme del comparto automotive, “si rischia un loro esaurimento per alcune aziende del settore”.
Rispetto al secondo punto – che, come detto, in prospettiva rischia di essere anche più grave -, la Fim sottolinea con forza quanto recentemente affermato dal vertice di Stellantis. “Per noi – ha detto Ferdinando Uliano – la dichiarazione fatta dal Ceo Tavares che ‘non si chiudono stabilimenti ma si trasformano tecnologicamente’ è un impegno fondamentale che riguarda tutte le realtà italiane del gruppo Stellantis, e la nostra azione sarà orientata in questa direzione.”
In conclusione, la Fim ritiene di avere qualcosa da dire a quelli che, rispetto all’argomento Stellantis, sono i suoi due principali interlocutori: l’Azienda e il Governo. “Come Fim-Cisl, riteniamo che già nel mese di settembre 2022 sia necessario uno specifico incontro sulla fase di attuazione del piano” aziendale Dare Forward 2030. Tale incontro, dovrà comportare “anche un passaggio specifico in sede ministeriale”. E ciò per “affrontare tutti gli aspetti necessari per garantire sviluppo e prospettive in ogni contesto lavorativo”. Aspetti, sottolinea ancora la Fim, “per i quali non abbiamo ancora avuto risposte positive” o vi sono state risposte rispetto alle quali “rimangono delle incertezze”.
Per quanto riguarda poi la questione della necessità di fabbricare auto capaci di circolare producendo zero emissioni di CO2, la Fim, riferendosi alla riunione del Consiglio Ambiente della UE tenutasi la settimana scorsa in Lussemburgo, osserva che “il tentativo di far passare in ambito europeo il concetto di ‘neutralità tecnologica’” non ha avuto successo e che “la mediazione individuata è molto debole”. Una sottolineatura, questa, che appare volta a stimolare il nostro Governo a convocare “immediatamente” il tavolo che dovrà occuparsi di “rendere esecutivi gli impegni per la reindustrializzazione”.
Una questione, questa del passaggio sempre più ampio e ravvicinato alla fabbricazione di auto dotate di motorizzazione elettrica, che, come è noto, non riguarda solo Stellantis, ovvero il più grande gruppo automobilistico attivo in Italia, ma l’intero comparto dell’automotive.
@Fernando_Liuzzi